Papille, il seguitissimo critico gastronomico fuori dagli schemi, amato dal popolo e temuto dai più grandi chef, perde l’uso della lingua e del gusto per la vendetta di uno chef stellato.
Puntate precedenti
Capitolo 1 – Panace di Mantegazza
Capitolo 4 – Mignon vegani, alici, cacao e melanzana
Capitolo 6 – Pomodoro Ciettaicale
Capitolo 9 – Zuppa di pipistrello
Capitolo 10 – Tramezzino pollo e insalata all’obitorio
Capitolo 14
Mani nel sacco
– Polizia.
Carletti guarda Adriàn. Poi Papille.
– Non ho mai capito se Papille è il tuo nome vero o se è solo quel tuo blog di merda su YouTube.
Papille non lo ascolta. Immagina la polizia sia l’ultima cosa che tutti e tre avrebbero voluto.
– Tu conosce questo infame? – chiede Adriàn.
– Lo conoscono in tanti.
Dalla porta arrivano due bussate decise.
– Polizia, aprite.
Carletti apre la porta.
Due poliziotti stanno piantati sull’uscio. Dietro di loro Papille vede Linda. Sembra più esile dietro le due figure in uniforme.
– Buonasera signori. Possiamo avere i vostri documenti?
– E perché? È successo qualcosa? – Chiede Carletti.
– La signora ci ha chiamato – il poliziotto indica Linda. – Ha comunicato in centrale di grida e di un gruppo di uomini che litigava, uno gridava il nome Carletti. Un uomo giù al portone ci ha indicato questo piano.
– È lei il signor Carletti, giusto?
– Sì, sono io.
– Può favorire i documenti? Anche quelli dei due signori.
Linda ha chiamato la polizia credendo di aiutarmi. Pensa Papille.
I due poliziotti sono entrambi alti e robusti. Hanno lineamenti simili. Appuntiti e con un accenno di barba incolta. Il tono di voce di quello che parla è basso, come se fosse annoiato. Sembrano fratelli.
Carletti passa la carta di identità al poliziotto. Adriàn dentro al passaporto ha un foglio, spiega che non ha carta d’identità perché la deve rinnovare e che quel foglio è – pratica di rinnovo – dice.
– Il passaporto è sufficiente. – Risponde il poliziotto.
Papille rovista nello zaino e consegna il documento.
Il poliziotto passa i documenti al collega che li prende tra due dita e li appoggia sulla cartellina stretta nell’altra mano, su cui Papille vede la patente di Linda.
– Mentre prendiamo le generalità, vorrei sapere quali sono i vostri rapporti.
– Sono miei clienti agente. Entrambi. Io sono dottore commercialista. Sono il proprietario di questo studio.
Il poliziotto indica Papille.
– Il signore ha del sangue sulla guancia.
– Una brutta caduta stamane mentre veniva qui. Ha visto, agente, che strada che abbiamo qui sotto? – Aggiunge Carletti. Sulla parola agente usa un tono affabile che a Papille risulta viscido.
– Dovreste intervenire con chi ci lascia in questo casino. Strade in rovina, degrado. Non con la brava gente come noi che lavora.
Il poliziotto rimane in silenzio e non cambia espressione. Guarda Papille. Sembra lo riconosca. Ma è solo un istante, perché subito i suoi occhi si disperdono nello studio poi fuori dall’unica finestra.
Avrebbe potuto non chiamarla, Linda, la polizia. O forse no. Avendolo riconosciuto Carletti con buone probabilità non avrebbe commesso sciocchezze.
Papille guarda l’altro poliziotto che copia silenzioso le generalità sui documenti.
– Lei signore sta bene? Ha bisogno di un’ambulanza?
Papille distoglie lo sguardo dal collega e gli sorride, fa cenno con la mano che è tutto ok.
Il poliziotto si gira. Guarda Linda.
– Signora, ci spieghi meglio. Dalla centrale hanno parlato di una possibile rissa, di grida da questo palazzo e ci hanno dato il nome di questo signore – indica Carletti, – il nome lo ha indicato lei senza dubbio. I signori le hanno fatto qualcosa?
Papille la guarda. Linda aveva già gli occhi su di lui che fa un cenno con la testa di no. Lei non risponde. Papille insiste con un movimento più netto, deciso, che sfugge al poliziotto. Non a Carletti.
– Posso essermi confusa. A me non hanno fatto nulla. Avevo visto discutere delle persone e solo poco dopo ho sentito delle grida. Forse gli schiamazzi potevano venire da una tv.
– Lei piuttosto, perché era nei dintorni?
– Sono venuta a trovare mia sorella.
– E dove abita sua sorella?
– All’Agna.
– Dista da qui.
– Sì. Sono scesa prima dalla corriera per camminare un po’.
Linda si stringe nelle spalle. Ha il volto scavato, teme la situazione possa rivoltarsi contro di lei.
– Io con i documenti ho concluso. Anche con quello della signora. Ecco.
Il poliziotto alza la testa dalla cartellina. Mette via la penna. Passa i documenti al collega che li porge ai tre e poi a Linda.
Papille si fa avanti e prende per primo il suo documento. E passa gli altri due a Carletti e Adriàn.
– Per noi qui è tutto, rimaniamo in zona. Arrivederci.
Linda rilassa le spalle.
I poliziotti guardano i tre dentro la stanza. Come a voler comunicare: non approfondiamo perché possiamo non approfondire, perché non ci va, ma state in campana.
– Allora caro se stavi andando ti saluto qui. – Carletti usa lo stesso tono affabile di poco prima rivolgendosi a Papille. – Per quei documenti che cerchi non ne abbiamo parlato, ma la signora Rosa Sarpi sarà lieta di consegnarteli.
Papille deglutisce. Come fa a sapere? Si chiede. Muove la testa senza rispondere, alza una mano in segno di saluto e si accoda ai poliziotti. Sorride a Linda e tira dritto per le scale.
Scende il primo gradino, si volta verso Carletti che lo fissa. L’uomo ha un ghigno navigato. Oscilla la testa avanti e indietro come quella di un grosso pesce che avvisa la preda di stare in campana.
Deve essere fedele a Sagripanti questo Carletti. Deve essere anche molto preparato per aver intuito subito il motivo della visita. Pensa Papille che morde le labbra.
Gli viene in mente Nico. Chissà se Sagripanti e Carletti sono amici. Magari lo Chef lo invita a cene di gala o al suo ristorante. Magari si fanno confidenze sull’esistenza come capita a lui e Nico.
Scende le scale. Dietro di lui i due poliziotti e Linda. Prende il telefono. Invia un messaggio.
Papille scrive: Ciao Nico, qui la situazione si è fatta delicata. Come stai?
Una volta fuori dall’androne, i poliziotti salgono in macchina. Papille ringrazia Linda. A fatica le spiega che avrebbe preferito non coinvolgere la polizia, ma dopotutto da solo con quei due nello studio avrebbe potuto far ben poco.
Uno dei due poliziotti scende dalla macchina.
– Le posso fare una domanda?
Papille annuisce.
– Ho faticato a riconoscerla, ma con il collega non abbiamo dubbi visto poi il documento. Lei è Papille, il critico gastronomico su YouTube. Mia moglie la segue da anni.
Linda apre gli occhi, guarda Papille incredula.
– È un po’ che non la si vede su internet. Ma le posso chiedere un autografo?
Papille distende un sorriso forzato e annuisce.
Il poliziotto tira fuori la penna, porge entusiasta un foglio di carta sopra la cartellina piena di verbali.
– Stefania. Si chiama Stefania mia moglie. Può scrivere così: “A Stefania, il migliore e succulento tra i piatti gourmet” non le dispiace vero? È una cosa nostra.
La banalità, lo squallore, lo squarcio di intimità riprovevole di questo enorme salame con una moglie di certo volgare, ritoccata magari, tirata a lucido, muove una vampata di caldo che avvolge le guance di Papille. Fino a tutto il collo. È così forte l’impatto che deve fermare con un respiro un conato di vomito.
Respira di nuovo per nascondere il disagio. Si limita a una firma ripristinando un sorriso. Il poliziotto ha un lieve rossore sul viso per via della confidenza fatta, prende l’autografo ringrazia e si allontana.
– Scusami. Tu sei un famoso critico gastronomico? E Che lavoro è? Cioè mangi gratis a sbafo e chiacchieri? – Chiede Linda.
– O ero…– Mostra il moncone.
– Wow. Eh, ma aspetta. Non pensare che ora che lo so anche io puoi chissà cosa su di me. – Linda sembra risentita, ma anche affascinata, pensa Papille.
– Quelli con i soldi, e quindi anche i famosi perché se sei famoso hai i soldi e quasi sempre anche viceversa, sono la peggio specie. Ho fatto delle cose per quelli con i soldi… Tu non sembri come loro.
Papille la guarda. Lui non è come loro ma vive nel loro mondo.
Nico Scrive: Ciao! Immaginavo si complicassero le cose. Stai bene?
– Oh stai parlando con me o no? Leva il telefono quando parli, si vede proprio che sei famoso.
Papille vede Linda come una bambina nel corpo di una donna. Le risponde con un sorriso e toglie il telefono.
– Be’, P a p i l l e, qual è il suo piano adesso? Vuole le dia del voi? Del lei?
– Imaniamo qui. Se eccono. Se essscono, povo a entae.
Gli sembra di parlare un poco meglio.
– Provi a entrare? Ma che cosa cerchi? Ti fai arrestare così. E rischi pure di passare tu per il criminale e io non ti salvo di nuovo.
Linda lo strattona. Papille la ignora.
I due si allontanano, Papille resta in attesa nascosto a qualche decina di metri dal portone. Vede Linda riflettere, poi si accovaccia vicino a lui.
Papille scrive: Sì. So dove trovare l’originale del documento di cui mi parlavi. Nico questi tipi sono in mezzo a qualcosa di grosso. Ho conosciuto una donna, credo lei sappia molto su di loro.
Nico scrive: Hai conosciuto una donna. E che è successo? E magari hai pure trovato un ristorante che ti piace e hai di nuovo il gusto.
Papille scrive: …
Nico scrive: Dai scherzo. Era per alleggerire un po’, ricordati che il documento deve avere la firma originale di Sagripanti.
Papille: Sì, sì certo. Volevo chiederti una cosa.
Nico scrive: Dimmi.
Papille scrive: Tu sei da anni il mio consulente finanziario, o commercialista fa un po’ tu. Poi siamo diventati amici. Ecco, se non fossimo amici, tu da fuori, cosa penseresti di me?
Nico scrive: Ma che domande mi fai? Siamo amici, ti stimo molto conosco la tua storia.
Papille scrive: Nico. Seriamente. Prima di conoscermi bene intendo.
Nico scrive: Be’ pensavo fossi un professionista, molto preparato. Sono anni che ci conosciamo dai. Non saprei.
Papille scrive: Nico.
Nico scrive: Uno stronzo, preparato, professionale ma stronzo. Spesso antipatico gratuitamente. Onesto aggiungerei.
Papille scrive: Oh. Che è parte del mio pensiero su molti Chef. Tolti i vari onesto e preparato. Grazie Nico.
Nico scrive: Sì ma tu hai altro. Mentre mi hai fatto scoprire che la maggior parte di loro no, non ha molto altro.
Papille scrive: Non ne sono più così sicuro.
Nico scrive: Ma perché mi chiedi queste cose?
Papille pensa a Carletti. A Sagripanti.
Papille scrive: No, così.
– Oh eccoli eccoli eccoli, stanno uscendo!
Il gomito di Linda si pianta nel fianco di Papille che toglie il telefono e si sporge per vedere.
Continua…