Spesso ragioniamo su come inventare nuove metafore per i nostri allievi. Insegnare scrittura è un po’ come essere uno sciamano, o la strega di Biancaneve. Le ali di pipistrello ce le mettete voi e le formule magiche sono a carico nostro. Quindi l’ultimo incantesimo che ci è venuto in mente è quello di utilizzare i componenti della nostra famiglia. Un romanzo è come un ceppo familiare. Avete presente no? La madre, il padre, i fratelli, le nonne, gli zii e tutto il resto. Sappiamo di che si tratta. Sia chi ce l’ha avuta perfetta sia chi ne subisce ancora le conseguenze. Ecco, tutte le dinamiche che hanno attraversato nel bene e nel male, la vostra famiglia, potete infilarle dentro le pagine di un romanzo. Non c’è bisogno che il padre interpreti il padre o che la madre debosciata sia la madre debosciata, potete chiamarla Molly e trasformarla in una battona o Maria e farne una santa. Una famiglia è una gang malavitosa, è l’insieme delle consorelle di un convento di clausura, è il gruppo di cani rabbiosi rinchiuso in un canile. Una famiglia è quella che voi riuscite a legare coi fili drammaturgici che avete imparato a riconoscere fin da quando eravate bambini, fin da quando vostro zio imbrogliava a 7 e mezzo e vostra nonna si ubriacava col rum delle torte.
Viola Ezeiza, PELUCHE: INDIPENDENZA
Andrea Fassi, COME TRASFORMO IN GELATO CHARLES MANSON
Andrea Carraro, SE INTERVISTATE UN PERSONAGGIO COME BARBARA D’URSO
Alice Felci, T DI TITOLO
Nina Quarenghi, STORIA DI UN DOCUMENTO BUROCRATICO CHE VOLEVA ESSERE UNA LETTERA D’AMORE
Massimiliano Ferraris Di Celle, UNA COSETTA FACILE FACILE
Elena Torre, MAGLIONE FUCSIA E SCARPE DI VERNICE
Claudia Colaneri, COSA SONO LE COSE
Cinzia Zanchi, IL BERRETTO DI QUASIMODO
Antonella Busino e Mario Abbati, NON TRADIRE TE STESSO! (IL TAROSCOPO DELLA SETTIMANA)