C’è una goccia di sudore che scende sul mio seno. L’ho chiamata Marinella. È caduta sul mio seno nel preciso istante in cui sei entrato dentro di me. Ti muovi bene e io mi chiedo cosa ne pensa Marinella. Come fa a restare così in bilico. Perché non prende una decisione, non scivola via. Ti sorrido, mi sorridi. Mi chiedo se parlarti di Marinella. In fondo credo prima abitasse sul tuo collo. Ti abbraccio e ne sento altre, Giulia, Giulietta, Isabella, Elisabetta, Cristina, vengono tutte a salutare i palmi delle mie mani. Scendo giù, lungo la tua schiena e le lascio su di te. Fuori ci sono 40 gradi e Marinella, sempre dritta sul mio seno oscilla come te. Chissà, forse ogni storia d’amore ha il suo sudore da consumare. Inclino il viso e la cerco con gli occhi. Non riesco a vederla e tu hai aumentato il ritmo e se scivolare via fosse un brutto presagio per noi? Chiudo le braccia verso il mio seno, che si gonfia di qualche millimetro. Adesso la vedo, Marinella, chiara, limpida, perfetta goccia di sudore sul mio capezzolo. Cerco i tuoi occhi, ma è troppo tardi. Tu affondi il tuo viso sul mio collo e ti schiacci su di me. La sento scivolare via e tornare da te. Addio Marinella.
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