Matilde Serao e la figlia femmina

Edoardo, il grande Scarfoglio, era famoso in tutta Napoli come “sciupafemmine” e traditore seriale, ma stavolta aveva oltrepassato ogni limite.

La neonata aveva smesso di piangere e si era finalmente addormentata nella culla sontuosa, adorna di pizzi e trine. Matilde la guardò con curiosità, cercando nei tratti del visetto qualche traccia del marito. Si riscosse subito, con un moto di fastidio. Edoardo, il grande Scarfoglio, era famoso in tutta Napoli come “sciupafemmine” e traditore seriale, ma stavolta aveva oltrepassato ogni limite. Chiuse gli occhi, mentre l’assaliva un’ondata di ricordi, dolorosi e tristi.

Dopo sette anni di matrimonio e quattro figli maschi, stanca dei tradimenti del marito e di una vita familiare costellata di litigi e discussioni, Matilde si era rifugiata in Valle d’Aosta per alcuni mesi, in cerca di pace e tranquillità.

Edoardo aveva mal sopportato l’allontanamento di sua moglie e si era consolato subito tra le braccia di Gabrielle Bessard, una ballerina che da Parigi era approdata in Italia in cerca di scritture e che si era ritrovata a lavorare nei Cafè Chantant. Dopo due anni Gabrielle era rimasta incinta, ma Edoardo aveva reagito alla notizia rifiutando con fermezza di lasciare la moglie e la famiglia.

La mattina del 29 agosto del 1894 Gabrielle Bessard saliva le scale di Palazzo Ciccarelli di Cesavolpe, dimora di Edoardo e Matilde, e suonava il campanello: la cameriera apriva la porta, Gabrielle le metteva in braccio la figlioletta appena nata e un biglietto indirizzato a Edoardo. Subito dopo si sparava, cadendo a terra sul pianerottolo davanti al volto esterrefatto della domestica. Nel biglietto era scritto: «Perdonami se vengo a uccidermi sulla tua porta come un cane fedele. Ti amo sempre». Ricoverata all’Ospedale degli Incurabili Gabrielle sarebbe morta il 5 settembre, a mezzogiorno. 

La piccola emise un lamento, Matilde si riscosse dai suoi pensieri e le sfiorò la manina stretta a pugno che si aprì al contatto per poi aggrapparsi con forza alle dita della donna.

Quella povera piccola non aveva neanche un nome. Se lei avesse avuto una figlia femmina le sarebbe piaciuto chiamarla Paolina, come sua madre. Paolina, bisbigliò piano, Paolina, Paolina, continuò sottovoce, mentre le lacrime trattenute troppo a lungo scendevano sul viso, sul petto, sul grande medaglione d’oro, regalo di Edoardo quando era nato il loro primo figlio.

Bibliografia:

Matilde Serao, Il ventre di Napoli, BUR Edizioni.

Matilde Serao, L’infedele, Bel-Ami Edizioni.

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Loredana Germani

È tra i fondatori della Scuola di scrittura creativa Genius. Dopo gli studi in Storia e Letteratura italiana, scrive diversi racconti autobiografici e articoli in cui descrive incontri con autori. Ha curato l’antologia di racconti A Roma San Giovanni e tiene la rubrica Vita da scrittore sulla rivista letteraria Dentro la lampada, nella quale narra opere e aneddoti di grandi personaggi letterari.

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