Elizabeth Bishop nel 1951 si reca a far visita a un’amica di Università, Mary Morse, su consiglio di Robert Lowell. Amico e mentore, poeta e uomo avvenente, Lowell è presenza costante nella sua vita come testimonia il fitto carteggio, figura del desiderio in penombra, polo magnetico di una relazione che dura trent’anni e che non si traduce mai in una convivenza.
Mary Morse abita una splendida casa sulla collina di Rio de Janeiro, progettata dalla compagna, Lota de Macedo Soares, blasonata brasiliana, architetto. Sulle prime, il temperamento di Lota, vulcanica e passionale, contrasta con quello di Elizabeth, infuso di una buona dose di insofferenza e distacco scambiati per freddezza, poi tra le due donne scatta l’attrazione. Elisabeth adora ascoltare Lota discorrere di musica e di pittura, da Satie a Picasso, affascinata dalla sua conoscenza della cultura europea; Lota ama la poesia di Elizabeth e l’ammira per le amicizie che vanta in campo letterario, celebrità come Marianne Moore e Robert Lowell. Una visita in Brasile che doveva durare solo pochi giorni, programmata con l’intento di ridare linfa alla sua ispirazione, si trasforma in un soggiorno di quattordici anni, un periodo fra i più intensi e felici della sua vita, intercalato dai numerosi viaggi in Europa e in America Latina; durante questi anni fecondi, pare dissolversi la sensazione di estraneità al mondo che l’attanaglia da sempre.
Lota sventra una parte di collina per costruire lo studio di Elizabeth, si alzano la mattina e preparano quel che Bishop chiama “galloni di caffè”, Lota le fa trovare la tavola sempre impeccabile, apparecchiata con una raffinatezza rara. Mentre i gatti passeggiano per casa e Zio Sam, il tucano, saltella da un angolo all’altro, le due donne leggono i romantici inglesi, e Octavio Paz, Henry James, Le Fontaine, talora dal mattino presto fino a tarda sera, quasi ininterrottamente. Elizabeth può contare su una eredità, Lota appartiene a una famiglia ricca ed è spesso impegnata in importanti progetti di costruzione o di allestimento di parchi a Rio de Janeiro. Avvertendo il bisogno di staccarsi di quando in quando da Lota, Elizabeth acquista una casa a Ouro Preto, cui dà il nome di: Casa Mariana, in onore della vecchia amica, Marianne Moore; appende alle pareti le sue foto, la invita ripetutamente a farle visita in Brasile, ma Marianne non si allontana mai dalla madre, e dopo la sua morte, ormai anziana, non se la sente di affrontare il viaggio.
Le crisi d’asma e la forte dipendenza dall’alcool di Elizabeth finiscono col guastare il rapporto fra Lota ed Elizabeth che fa ritorno nel Maine. Due anni dopo, nel 1967, mentre Elizabeth è a New York con Lowell, Lota, la cui stabilità mentale ha subito forti scosse, si suicida. Elizabeth non si riprende mai completamente, vede dissolversi un periodo felice della sua vita e tutto ciò che ha significato. Nel 1970 scrive una lettera straziante a Lowell dal Brasile dove si trova per vendere Casa Mariana.
Ricordando una giornata di sole e di mare, d’una estate trascorsa insieme nel Maine, un giorno Lowell le scrive: “C’è un pezzo di passato che vorrei togliermi dal cuore”. Al termine di quella giornata memorabile lei gli ha detto: “Quando scriverai il mio epitaffio, devi dire che ero la persona più sola che sia mai vissuta”.
È invece Elizabeth a dover scrivere l’epitaffio di Lowell. S’affida alla poesia North Haven.
… Sad friend, you cannot change.