“Il sorriso di chi ha vinto” di Paolo Restuccia (Arkadia 2023)

Una storia avvincente, ma al tempo stesso così densa di immagini, di suoni, di odori, di atmosfere, di riflessioni che ci risucchiano e ci fanno indugiare.

Premetto, come ho già fatto parlando de Il colore del tuo sangue, libro dello stesso autore in cui compaiono per la prima volta la filmaker Greta Scacchi e il dirigente di polizia Tommaso Del Re, che il thriller e il noir non sono generi che abitualmente frequento e devo confessare che ancora una volta sono rimasto stupito da me stesso, perfino spiazzato, per la passione con cui ho “divorato” queste pagine. Ma “divorare” non è forse il termine giusto perché fa pensare a una foga compulsiva, a un impulso bulimico che mira a un rapido consumo più che a una consapevole degustazione. Certo la storia è avvincente, trascinante, densa di mistero, di enigmi da risolvere, al punto che fin dall’inizio e per tutte le duecento pagine è difficile interromperne la lettura. Al tempo stesso, però, è talmente densa di immagini, di suoni, di odori, di atmosfere, di riflessioni che ci risucchiano come in tanti vortici e che ci fanno indugiare in deliziosi momenti di degustazione estetica e intellettuale. Ci troviamo immersi nelle vicende narrate in modo direi carnale e le viviamo con tutti i nostri sensi lasciandoci da esse travolgere in un susseguirsi di sentimenti forti che vanno da un’angoscia premonitrice allo sconcerto, dall’indignazione al raccapriccio, dal desiderio di ribellione all’annichilimento di fronte all’orrore. Questo fa sì che i sentimenti positivi che traspaiono dietro alla narrazione e che coesistono con le malvagità descritte, sentimenti di amicizia, di empatia, di desiderio di giustizia, d’amore, di fascinazione per la grande, misteriosa e ambigua bellezza di Roma, ne risultino esaltati e nobilitati. Paradossalmente, è proprio nella crudezza di certe scene che si rivela lo spirito edificante dell’opera perché senza di esso, senza un anelito al bene, senza una genuina fede nell’uomo, il gusto alla trasgressione viene a mancare. La bestemmia non ha alcun significato per chi non crede. Nel libro c’è un personaggio che si differenzia dagli altri “cattivi” della storia (i fratelli Scaroni e l’imprenditrice Colestrasi) per il fatto di essere un uomo che non crede in niente. “Per lui solo l’assenza del bene è evidente sulla Terra, mentre il male c’è e agisce in una perfetta sincronicità con il tempo del mondo. Del resto, soltanto se la immagina in questo modo, gli pare che la realtà abbia un senso.”  La sua meticolosa, “professionale” preparazione di un rito esoterico fatto di sesso e di morte, nel quale è il primo a non credere, ma che organizza nei minimi particolari, fa pensare alla “banalità del male” descritta da Hannah Arendt. Le pagine nelle quali viene mostrata la preparazione di questo rito e che sono intercalate a quelle in cui viene raccontato il procedere delle indagini della filmaker Greta in collaborazione con l’amico/amante ed ex-dirigente di polizia Tommaso Del Re sono, a mio avviso, quelle nelle quali si manifesta maggiormente l’orrore, non tanto per gli sviluppi cruenti, che fin dalle prime pagine il lettore immagina, quanto proprio per il nichilismo che le accompagna, un nichilismo che però non sembra essere assoluto e del quale comprenderemo con sempre maggiore chiarezza le motivazioni e i limiti.

I riferimenti al libro precedente, Il colore del tuo sangue, assumono più l’aspetto di ammiccamenti rivolti a chi l’ha letto che veri e propri rimandi e non implicano in alcun modo la sua conoscenza, anche se da questa si può avere qualche elemento in più per capire le personalità di Greta e di Tommaso e la natura del loro rapporto. Nella presente storia, inoltre, si palesano con maggior chiarezza il ruolo e le complicità politiche e religiose dell’azienda farmaceutica Biolab, già apparsa come oscura manovratrice nel libro precedente sullo sfondo delle vicende dei protagonisti.

Ne Il sorriso di chi ha vinto l’ispettore Tommaso Del Re, che ha lasciato la polizia per varie ragioni, tra le quali quella di aver preso un clamoroso granchio nel cercare di arrestare Greta per un delitto che non aveva commesso, lavora come consulente per il canale televisivo “Crime Net”. A Greta viene da lui richiesto di girare uno spot pubblicitario per un integratore dietetico, prodotto da Biolab, nel quale si esibiscono due giovani acrobate. Lei accetta con riluttanza perché non vuole che la sua vita, già da lui stravolta, torni alla ribalta, come era successo per via di alcuni servizi proprio del canale “Crime Net” e per un libro il cui titolo Il colore del tuo sangue sembra “aver trasformato la sua vita nella sceneggiatura di un film”. È un’autocitazione ironica dell’autore che riporto perché l’ironia è uno dei registri della narrazione. «Con tutto quello che ho visto da poliziotto,» dice Tommaso «se incontro Dio, l’arresto per omissione di soccorso».

Anche questa volta Greta si trova coinvolta in un caso intricato e pieno di insidie che, superata la riluttanza iniziale, lei affronta con coraggio e passione. Si tratta della scomparsa delle due giovani acrobate protagoniste dello spot pubblicitario che ha girato per Tommaso e il fatto di averle viste e filmate gliele ha rese particolarmente care. È uno dei tanti casi di giovani donne inghiottite nelle fauci della metropoli romana a cominciare da quelli di Emanuela Orlandi e di Mirella Gregori, che per decenni hanno alimentato le cronache e che recentemente sono tornati alla ribalta grazie a una serie televisiva e a nuove indagini promosse dal Parlamento italiano e dalla Chiesa. Se la realtà, con i suoi intrighi, i suoi misteri, le sue coincidenze, i suoi malaffari sembra alle volte il frutto della fantasia di un autore perverso le opere di fantasia, come quella di cui stiamo parlando, hanno a loro volta la capacità di darci una rappresentazione lucida e verosimile di vicende che per l’efferatezza dei crimini commessi, la complicità tra delinquenti avidi e senza scrupoli e altrettanto avidi, spietati e apparentemente rispettabili uomini del potere politico, economico e religioso, siamo portati a ritenere impossibili. Le forti emozioni che ci dà questa storia, carica di suspence e raccontata col ritmo incalzante e travolgente di un potente thriller, sono quelle che ci danno certi terribili fatti di cronaca nei quali la malvagità o anche solo l’indifferenza di singoli individui sono al servizio di organizzazioni criminali in cui interessi economici e uno spregiudicato esercizio del potere si affiancano a bassezze di ogni tipo. Storie e fatti di cronaca questi che si ripetono nei secoli, come ricorda l’autore parlando della Roma di oggi e di ieri in bellissime pagine, ricche di poesia, nelle quali l’abietto e il sublime sono facce della stessa medaglia, sinistre e meravigliose espressioni della condizione umana.

 

“Nel suo dipanarsi tra bellezza, misteri e carogne, il tempo di Roma trascina con sé morti e vivi in una perenne carovana”.

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Michael Sozzi

Michael Sozzi è nato sulle rive del Mare del Nord da un incrocio di geni vichinghi e mediterranei e vive a Trieste dove lavora come medico ospedaliero. Si è dedicato alla ricerca scientifica presso l’Istituto Tumori “CRO” di Aviano e presso la Vanderbilt University di Nashville, USA. Ha al suo attivo numerose pubblicazioni scientifiche ma si diverte, come i suoi antenati navigatori, a fare scorribande in territori altrui leggendo e scrivendo. Nel 2015 ha pubblicato con Luglio Editore il suo primo romanzo, “La zattera”. L’anno successivo ha frequentato a Roma un corso di scrittura creativa con Paolo Restuccia e nel 2022 ha pubblicato con Bertoni il suo secondo romanzo, “La complicanza”, già selezionato nella rosa dei dieci finalisti del Premio Letterario Nazionale per inediti "Subiaco, città del libro”. Nel 2020 ha pubblicato con l’editore friulano Morganti il racconto “Il cavaliere della chiocciola” nell’antologia “La natura offesa” e nel 2021 ha partecipato sempre con lo stesso editore alla stesura di un romanzo collettivo intitolato “Il mistero delle nove perle”. Ha avuto riconoscimenti letterari per i suoi racconti, tra cui il secondo posto nel 2021 al VII Premio Letterario Nazionale “Un Ponte sul Fiume Guai” per il racconto “Il fratello”, il terzo posto nel 2022 al XIV Premio internazionale di poesia e narrativa “San Gerardo Maiella” per il racconto “La foto nel sussidiario” e una Menzione d’onore, sempre nel 2022 alla II edizione del Premio “Lo spirito del Natale” con il racconto “Il Natale di Diego”. Un altro suo racconto, “Subito pranzo”, è stato selezionato al Concorso letterario per racconti friulani-giuliani, edizione 2022, ed è stato pubblicato in un’antologia di Historica Edizioni. Da alcuni anni scrive recensioni e racconti brevi per la rivista “Dentro la lampada” della scuola di scrittura creativa Genius di Roma.

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