I nomi veri nelle storie

In un romanzo autobiografico conviene usare i nomi veri? Quali possono essere le conseguenze?

Per focalizzare meglio le persone dentro un romanzo che parte dal vero, dall’autobiografia, conviene cominciare lasciando i nomi veri. In un secondo momento si può usare uno strumento che è dentro Word, ‘Trova e sostituisci tutto’: cambia il nome a papà, mamma e tutti coloro che è meglio “mascherare”.

Ci sono stati anche grandi scrittori che hanno usato e conservato i nomi veri, che sono ancora più cattivi. David Sedaris, per esempio, scrive principalmente racconti tragicomici, pubblicati in Italia da Mondadori, e in uno dei primi racconti fa un lavoro su una sua sorellina: il racconto si intitola Scenda la neve e parla dell’autore e i suoi fratelli, che vengono lasciati fuori casa dalla mamma mentre nevica. Le scuole chiudono, la mamma è impazzita ad avere tutti questi ragazzini in casa e li ha cacciati. Loro all’inizio giocano, pensando che la mamma poi li avrebbe riaccolti, invece lei non riapre la porta e i ragazzini cominciano a pensare a come rientrare, ne provano tante finché uno di loro, proprio Sedaris, suggerisce che qualcuno si stenda sulla neve, sulla strada, e si faccia investire, così tutti quanti gli altri avrebbero acquisito valore. Tutti, a turno, si rifiutano, finché non si arriva alla sorella più giovane, Tiffany: Tiff, che è piccola e non ha il concetto di morte, si stende. La storia finisce bene: arriva uno yankee con la macchina dalle ruote chiodate che frena al momento giusto.

Nella vita vera, Tiff muore suicida quando diventa grande e Sedaris ci scrive un racconto memorabile, che si trova in una delle ultime raccolte, Calypso: ne scrive dando onore a sua sorella. Si va avanti nella lettura di questi personaggi, che sono reali, ricordando comunque che non sapremo mai quanto è vero, quanto è inventato, ma a noi non interessa, ci interessa l’emozione che quelle storie suscitano in noi. Non è così semplice o immediato.

Poi ci sono situazioni, in cui assolutamente non si può mettere il proprio nome vero sulle cose che si scrivono, per evitare enormi problemi in famiglia.  Anche per casi del genere ci sono soluzioni, si può decidere per esempio di lavorare adottando uno pseudonimo, come Elena Ferrante.

 

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Luigi Annibaldi

Scrittore di racconti, editor e illustratore. Da oltre dieci anni conduce corsi di narrativa e scrittura creativa in diverse scuole medie, licei statali, biblioteche di Roma, centri diurni e al Goethe-Institut, l’istituto di Cultura della Repubblica Federale di Germania. I suoi racconti sono stati pubblicati dalla rivista Linus di Baldini&Castoldi e della rivista francese Les Cahiers européens de l’imaginaire. Ha pubblicato la raccolta Sushi Pin Up e, con Ilaria Palomba, il romanzo Una volta l'estate. Cura la rubrica di racconti Schegge nella rivista IF, Insolito Fantastico delle edizioni Odoya, collabora con Tuttolibri, il magazine de La Stampa dedicato ai libri.

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