L’abito di chiffon verde bottiglia era perfetto, pensò Agatha Christie rimirandosi nello specchio. Dalla toletta prese una scatola ovale di velluto, l’aprì e rimase a guardare dubbiosa l’anello e la spilla di diamanti adagiati sul raso blu. I gioielli risalivano al XIX secolo, erano appartenuti a sua madre e quando li aveva ricevuti in eredità Agatha era quasi certa che sarebbero rimasti nel loro astuccio, in attesa di una improbabile occasione per sfoggiarli. Beh, quel momento era arrivato: Trappola per topi, la pièce teatrale tratta dal suo racconto Tre topolini ciechi, era in cartellone da mesi e il produttore aveva organizzato una festa al Savoy per festeggiare l’autrice e il grande successo della commedia.
Agatha si guardò di nuovo allo specchio: il vestito era scollato, quindi la spilla sarebbe stata di troppo. Indossare l’anello significava rinunciare ai guanti bianchi di satin, lunghi fino al gomito, che la facevano sentire quasi regale.
Niente gioie per stasera, esclamò chiudendo l’astuccio con un colpo secco. Si infilò lentamente i guanti e andò incontro all’autista che l’avrebbe portata alla festa. Era una bella sera di aprile e la Londra del 1958 scorreva davanti agli occhi di Agatha, incollati al finestrino.
Un po’ di traffico, normale a quell’ora, impiegati della City che lasciavano gli uffici, un gruppo di studentesse vestite tutte uguali, i negozi già chiusi. L’autista aveva imboccato lo Strand, e dopo pochi minuti faceva scendere la passeggera davanti al maestoso ingresso del Savoy, sovrastato dalla statua dorata di Peter secondo, conte di Savoia e da bandiere mosse dal vento leggero della sera.
Il portiere gallonato la squadrò, lei accennò un sorriso, non ricambiato. Una timidezza improvvisa l’assalì, le accadeva sempre in situazioni del genere.
Dopo aver salutato fece per entrare ma il portiere le sbarrò la strada.
Buonasera milady, favorisca l’invito! Lei lo fissò smarrita, poi cercò intorno con lo sguardo qualcuno di sua conoscenza ma in quel momento non c’era nessuno che potesse aiutarla ad entrare. Avrebbe voluto dire a quel portiere, bardato come un generale, che non aveva bisogno di nessun invito, era lei l’ospite d’onore, quella festa era per lei! ma rimase paralizzata dall’imbarazzo e dalla timidezza e, senza proferire parola si allontanò. Tornò lentamente sullo Strand, in cerca di un taxi che l’avrebbe riportata a casa. Avrei dovuto indossare i diamanti di mamma, pensò, e le venne da ridere.
Bibliografia:
Agatha Christie, La mia vita, Mondadori
Agatha Christie, Tre topolini ciechi ed altre storie, Mondadori
Agatha Christie, Trappola per topi, Mondadori