Il telegramma di Pasternak

“Immensamente grato, commosso, orgoglioso, meravigliato, confuso. Pasternak.”

La notizia era arrivata il giorno prima: a fine anno, il 10 dicembre, l’Accademia Reale di Svezia avrebbe conferito a lui, Boris Pasternak, il premio Nobel per la letteratura.

La mattina dopo lo scrittore si era svegliato con una gaiezza del tutto nuova, forse era il premio inaspettato, forse quell’ottobre insolitamente caldo e luminoso.

Uscì fuori dalla dacia e con gli occhi guardò poco più lontano, verso una casa più piccola che si vedeva appena. Un filo di fumo bianco usciva dal comignolo, Olga era in casa, Olga dai begli occhi azzurri e tristi.

Il tappeto di foglie attutiva il suono dei suoi passi leggeri. Per festeggiare sua moglie Zinaida aveva voluto invitare un’amica per pranzo, si era brindato al premio, al romanzo, all’autore, lui aveva pronunciato due parole di circostanza e invece avrebbe voluto soltanto andare da Olga, bussare alla sua porta, baciarle le mani e chiederle perdono. Non possono toccare me, e se la prendono con lei, pensò mentre una rabbia sorda lo assaliva al ricordo dei pedinamenti da parte degli agenti del Servizio segreto, le intimidazioni, gli interrogatori subiti da quella donna che aveva il solo torto di amare lui, lo scrittore inviso al regime.

Il suo romanzo, rifiutato in patria da tutti perché ritenuto antisovietico, aveva visto la luce grazie a un editore italiano, che lo aveva pubblicato malgrado lo sconsigliassero in molti. Zivago era diventato un successo mondiale, Zivago così simile a lui, un sognatore, un “abitante delle nuvole” come lo chiamava Stalin, diviso tra due donne, la moglie e Lara, Lara che aveva gli stessi occhi belli e tristi di Olga.

Domani manderò due righe al Comitato per ringraziare, pensò, mentre rientrava nella dacia. Si sedette al tavolo e prese un foglio bianco, stette a guardarlo per un paio di minuti, poi scrisse: “Immensamente grato, commosso, orgoglioso, meravigliato, confuso. Pasternak.”

Ecco fatto, pensò. Sentiva già che avrebbe dovuto sconfessare il telegramma, rinunciare al premio e rimanere confinato a Peredelkino, lontano dai suoi amici di Mosca, lontano da Olga fino alla fine dei suoi giorni, ma ci avrebbe pensato domani.

Zivago e Lara, ormai, erano liberi.

Bibliografia: Boris Pasternak, Il dottor Zivago, Feltrinelli.

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Loredana Germani

È tra i fondatori della Scuola di scrittura creativa Genius. Dopo gli studi in Storia e Letteratura italiana, scrive diversi racconti autobiografici e articoli in cui descrive incontri con autori. Ha curato l’antologia di racconti A Roma San Giovanni e tiene la rubrica Vita da scrittore sulla rivista letteraria Dentro la lampada, nella quale narra opere e aneddoti di grandi personaggi letterari.

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