Majakovskij e la Ville Lumière

Era rimasto ad aspettare l’accensione dei lampioni per poi guardare incantato la luce vivida che pioveva sul selciato

L’autunno di Parigi sembra la nostra estate, pensò Vladimir Majakovskij, piacevolmente sorpreso dall’aria dolce della mattina. Era arrivato all’incrocio tra rue de Moscou, rue Clapeyron e rue de Turin, gli piaceva attraversare la griglia precisa dei boulevard, nati dallo sventramento dei vecchi quartieri medievali. Al loro posto era sorta una nuova Parigi, piena di luce, di aria, di lampioni elettrici! Tutto il vecchiume spazzato via dal signor Haussmann, con buona pace di Baudelaire e dei pensatori e intellettuali che si erano sdegnati nel vedere il nuovo assetto della città.

La sera prima era rimasto ad aspettare l’accensione dei lampioni per poi guardare incantato la luce vivida che pioveva sul selciato, sulle vetrine, sulla folla che di sera ancora riempiva le strade.

La Ville Lumière, non si poteva dire che fosse un appellativo usurpato!

I giorni passati a Parigi erano volati via, nel pomeriggio avrebbe preso un treno per Marsiglia, l’inizio del suo viaggio di ritorno in Russia, ma il distacco da tanta bellezza gli appariva insopportabile, sentiva un groppo in gola e serrò le palpebre per fermare le lacrime che volevano uscire. La brodaglia dell’addio, pensò, mentre una smorfia gli solcava il volto pallido. Aveva voglia di tornare a casa, aveva voglia di Lilj, eppure l’idea di ripartire gli metteva addosso una tristezza senza fine. Avrebbe scritto una poesia, avrebbe fotografato per sempre questo addio.

“Vorrei vivere e morire a Parigi se non ci fosse una terra chiamata Mosca”, versi e suoni gli risuonavano in testa ma in lontananza sentì un rintocco di campane e allora affrettò il passo, la chiesa di Saint-Pierre de Chaillot era ancora lontana.

Era morto Marcel Proust, Parigi quella mattina lo avrebbe salutato per l’ultima volta e lui, il poeta della rivoluzione bolscevica, gli avrebbe reso omaggio, nascosto tra la folla.

La scrivo sul treno e la intitolerò Congedo, pensò, mentre le lacrime gli appannavano la vista.

 

 

Le citazioni poetiche sono tratte da: Vladimir Majakovskij, A piena voce, poesie e poemi, testo russo a fronte, Oscar Mondadori 1989.

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Loredana Germani

È tra i fondatori della Scuola di scrittura creativa Genius. Dopo gli studi in Storia e Letteratura italiana, scrive diversi racconti autobiografici e articoli in cui descrive incontri con autori. Ha curato l’antologia di racconti A Roma San Giovanni e tiene la rubrica Vita da scrittore sulla rivista letteraria Dentro la lampada, nella quale narra opere e aneddoti di grandi personaggi letterari.

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