La vecchia casa degli Alighieri

Alcune vite paiono staccarsi fin dalla giovinezza dalla corrente della vita comune

Un giovinetto passa lunghe ore ogni giorno chiuso in una stanza posta fra San Martino del Vescovo e la Badia, in una di quelle case stipate dentro la cerchia antica, buie e silenziose. Traccia sul lembo di una pergamena un nome: “Durante”, e poi lo ripete abbreviando, nel modo in cui i genitori già perduti lo chiamavano da piccolo: Dante. Si sente solo nella vecchia casa degli Alighieri ma le stelle che lo hanno predisposto alla gloria delle scienze e della scrittura illuminano il suo cammino. Nasce nel mese di maggio, quando il sole sorge e tramonta con la costellazione dei Gemelli, ma alcune vite paiono staccarsi fin dalla giovinezza dalla corrente della vita comune. Dante volge gli occhi al passato, legge la Bibbia e i classici, a tutti preferendo Virgilio. Scorre meravigliato opere di filosofi antichi e di astronomi. Conosce i racconti cavallereschi della lingua d’oil, le liriche d’amore sbocciate alle corti di Provenza, le strofe che hanno rallegrato la corte siciliana di Federigo II, le dotte canzoni di Guittone d’Arezzo, Jacopo da Lentini, Chiaro Davanzati. Conquista quel mondo e lo ricrea a propria somiglianza con l’immaginazione vivida e multiforme. Frequenta il Trivio, la scuola di grammatica, logica e retorica, il Quadrivio, con l’aritmetica, l’astrologia, la musica, la geometria, e si avvia verso il Chiericato. Ha impresso nella memoria l’immagine della madre, Bella, perduta quando muoveva i primi passi, e le preghiere che gli faceva recitare. Madonna Lapa, la matrigna, lamenta spesso l’insipienza del marito che morendo ha lasciato un patrimonio assai intaccato da dividere in parti troppo piccole, fra un figlio di lei e due figlie, oltre a Dante. Rivede l’immagine dello zio Brunetto che ha difeso il carroccio e del nonno Bellincione, guelfo ardente, uomini risoluti nell’azione che accosta alla scialba immagine del padre. In quella stanza remota si affaccia a guardare la via, fra le austere case passano ricchi mercanti con le loro donne ingioiellate. Volge gli occhi verso destra, cerca una torre alta e quadrata e la casa dei Portinari. Fra quelle mura risiede colei che l’ha incantato: Beatrice. L’ha vista una prima volta quando aveva nove anni: “Vestita di nobilissimo colore, umile e onesto, sanguigno, cinta e ornata a la guisa che a la sua giovanissima etade si convenia”. Dalla prima luce del sogno, questo Amore sale fino alle più sublimi sfere della poesia.

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