Era quasi ora di colazione quando il giovane Guy de Maupassant arrivò alla Chaumieère de Dolmancé, la dimora che il poeta inglese Swinburne aveva affittato con un amico per le sue vacanze, nei dintorni di Étretat, in Normandia.
L’estate del 1870 prometteva di essere memorabile; qualche giorno prima, infatti, il poeta inglese aveva rischiato di annegare durante un bagno in mare, e solo l’abilità di nuotatore di Maupassant, anche lui in vacanza nei luoghi della sua infanzia, lo aveva salvato dalle onde impetuose del Canale della Manica. Per riconoscenza Swinburne lo aveva invitato a pranzo e a trascorrere l’intera giornata nella villa.
Maupassant era stato accolto con entusiasmo dal poeta e dal suo amico, George Powell, e aveva accettato di buon grado di visitare la villa prima di pranzo. Passando per un piccolo giardino dall’aspetto volutamente selvaggio si entrava nella bella dimora, arredata in maniera squisita e ricca di libri, mobili e tappeti. Su un grande tavolo di mogano erano schierate alcune ossa di varia grandezza, e Maupassant rimase vivamente impressionato quando seppe dall’ospite che si trattava di ossa umane. Il luogo aveva una sua bellezza, anche se il disagio di Maupassant aumentava mentre osservava incuriosito i dipinti bizzarri appesi alle pareti.
La sorpresa più grande, però, fu una bertuccia vestita di tutto punto che dormiva nel letto di Powell dove questi la svegliò, tra buffetti e carezze.
Fu proprio allora che arrivò un servitore ad annunciare il pranzo, durante il quale Swinburne non smise mai di agitarsi, battere i piedi a terra come sentisse una musica misteriosa, mentre il vino rosso si agitava nel bicchiere di cristallo che teneva in mano come un mare in tempesta.
“Questa la racconto a Flaubert”, pensò Maupassant mentre, con un gesto cortese, rifiutava un consommé denso e scuro, dal quale affiorava qualcosa che somigliava a un osso.
Bibliografia:
Guy de Maupassant, “Una scampagnata”, in La casa di madama Tellier e altri racconti, Mondadori.