La mattina del suo settantesimo compleanno Kenzaburō Ōe era stato svegliato da un allegro cinguettio. Alzatosi piano per non svegliare sua moglie Yukari si era avvicinato alla finestra per cercare di vederlo. Era l’ultimo giorno di gennaio e il giardino appariva addormentato sotto una coltre di cristalli di ghiaccio ma nonostante il freddo un uccellino grigio saltellava sul davanzale, emettendo un suono dolcissimo. Sta cantando per me, pensò Kenzaburō, con un senso di gratitudine misto a commozione.
Tanto tempo prima, suo figlio Hikari, affetto fin dalla nascita da una grave forma d’autismo, aveva avuto una reazione al canto di uccelli di una registrazione. Kenzaburo, allora, aveva registrato una sequenza lunghissima di versi di uccelli che suo figlio ascoltava ogni giorno, per ore.
Dopo due anni, durante un’estate trascorsa nella loro casa sul lago il bambino sentì il fischio di un uccello e disse piano: È un rallo d’acqua. Lo aveva riconosciuto.
Negli anni a seguire Hikari aveva ascoltato Mozart, Bach e Beethoven, era diventato un apprezzato compositore di una musica meravigliosa, che non somigliava a nessun’altra. A vent’anni aveva pubblicato un cd di grande successo, Kenzaburō ne aveva sessantanove quando vinse il Nobel per la letteratura.
La mano di sua moglie gli sfiorò delicatamente la spalla: Hicari ha composto qualcosa per te, e gli porse un pentagramma con su scritto: Mio padre compie 70 anni, sul tempo di una giga, un’antica danza europea.
All’inizio la musica era triste, ma poi si sollevava in toni più caldi ed allegri. Kenzaburō ricordò che negli ultimi tempi aveva pronunciato spesso frasi scherzose sulla sua età, e Hicari non poteva coglierne l’ironia, ma aveva voluto confortare suo padre, e dirgli: Anche se hai settant’anni non devi essere triste, e goditi la vita.
Mio figlio ha trovato il modo di comunicare con suo padre e con il mondo, pensò Kenzaburō e si accorse in quel momento che l’idea della morte non gli faceva più paura.
Bibliografia:
Kenzaburō Ōe, Il figlio dell’imperatore, Marsilio
Kenzaburō Ōe, Il grido silenzioso, Garzanti.