“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)

Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.

Un buono forse meno buono di quanto lui stesso pensi, un nemico da rovesciare, una società privilegiata che si auto replica e tutela sé stessa, due giornaliste diversamente schierate, in cerca l’una di uno scoop e di consensi, l’altra di poter fare giustizia, ma che comunque, con garbo e discrezione, usa le storie delle persone che vuole proteggere. E poi a questa miscellanea di personalità inquietate e inquietanti si aggiungono esperti d’arte, uomini d’affari russi alla vigilia della guerra con l’Ucraina, trafficanti di uomini e coltivazioni di droga.

Se nessun uomo è un’isola, intero in sé stesso, citando John Donne, allora è facile trovare connessioni vere o virtuali, psichiche o desiderate, in quella fagocitante megalopoli che è Londra. Il professore d’arte Campbell Flynn, esperto di Vermeer, decide di dare alle stampe un manuale di self-help che venda milioni di copie ma, per non rovinarsi la reputazione nell’ambiente letterario e accademico, sceglie di trovare un autore finto, un attore belloccio e adeguatamente famoso, che dovrà presentare il libro in giro e rilasciare interviste, e tutta la campagna pubblicitaria che si fa attorno a un libro godibile, di facile lettura, e incentrato su un tema scottante come il ruolo dell’uomo in un mondo attraversato dal #Metoo e dal desiderio di rivalsa femminile in campi dominati dai maschi. Il suo allievo Milo Mangascha, figlio di madre etiope e padre irlandese, sente come una missione umanitaria la rivendicazione delle minoranze dei ragazzi e delle ragazze inglesi razzializzate. In effetti Milo è uno che ce l’ha fatta, grazie a una borsa di studio; si è affrancato dal destino scontato e non felice delle baby gang di adolescenti che, furiosi per le opportunità negate, restano ai margini, condannati dalla nascita a essere quelli che verranno travolti dai blitz dei poliziotti, dalla guerra tra bande rivali e dall’abuso di droga, di cui fanno uso praticamente appena usciti dall’infanzia.

I due, nel rispetto dei ruoli, iniziano a frequentarsi. Milo, in realtà, sta cercando di scardinare le sicurezze e la vita apparentemente agiata del professor Flynn, hackerando il suo profilo bancario e facendo operazioni illegali, giustificate dal fine di dare soldi a Ong umanitarie e a progetti finalizzati ai Paesi in via di sviluppo. I due non riconoscono le reciproche ferite, Flynn ha umili origini, ed è davvero un uomo bianco self made man, che è capitato, grazie allo studio ma anche al suo matrimonio con un’ereditiera, in un ambiente di persone ricche.

Il cognato di Flynn infatti è un pari del Regno, corrotto, maleducato, conservatore e privo di ogni empatia, accusato di simpatie naziste, con il quale lui litiga; i figli, una bellissima ex modella e un dj di fama internazionale, non hanno un vero dialogo con lui, e nemmeno la moglie, psicologa e terapeuta, comprende il disastro emotivo e la solitudine del marito, che esploderà, mostrando le crepe e la fragilità del loro legame.

Il mondo e le certezze di Flynn esplodono quando la suocera non gli dà alcuna eredità, il libro, fonte sicura di guadagni, viene ritirato a causa delle affermazioni misogine dell’attore che passa per scrittore, e il baratro di investimenti falliti diventa sempre più vicino. Ogni richiesta d’aiuto, Flynn impara a soffocarla dietro gli schermi di abuso di alcool e droghe, convinto che il suo ruolo, all’interno della coppia, non debba essere sminuito né discusso.

In questo mondo dove esistono persone che vivono il quotidiano con affanno e difficoltà, c’è qualcuno che si libra sopra i comuni mortali, le cui preoccupazioni sono presenziare a eventi di beneficenza, o angosciarsi per non aver potuto partecipare alla festa più interessante a Londra o alla settimana della moda in Namibia. Mondi la cui esistenza sembra un oltraggio, accanto alle storie di chi rischia la vita, e spesso la perde, per fuggire da un paese omofobo, e cercare nel Regno Unito una possibilità di normalità, respirare e poter abbracciare la persona amata senza rischiare il pestaggio o l’ostracismo sociale.

L’autore intreccia archi narrativi di persone comuni insieme a storie di persone facenti parte di élite in grado di modificare la storia, lasciandoci scorci interessanti di opposizioni e potere costituito, il ruolo dell’egemonia russa all’interno della Brexit e come, in definitiva, chi ha le spalle abbastanza coperte non paghi mai per la sua deplorevole condotta di vita, di cui non ha peraltro nemmeno la percezione.

Non ci sono davvero innocenti o vincitori, ma superstiti, persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo una tragedia, l’equivalente di un uragano o un terremoto, un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque tra la persona che credevi di essere e quella che davvero sei.

 

“Non ebbe nulla da dire sugli articoli. Aveva sempre saputo che se la sua vita fosse mai crollata sarebbe accaduto in pubblico. I disastri e i trionfi si verificano ogni giorno, ogni minuto, in famiglie, aziende, comunità e nazioni, e lui non poteva prendersela con nessun altro. Per caso e per scelta, Campbell si era ritrovato in balia delle energie di un’intera società, sia la parte in cui era nato, sia di quelle che aveva adottato per sé.

«C’è un aspetto positivo nell’umiliazione» disse. «Smetti di aver paura di quello che dirà la gente»”.

 

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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