Il Vate si sdraiò sulla chaise longue ricoperta di drappi di velluto e poggiò la testa su un cuscino con su ricamato: Per non dormire. Si sentiva stanco, e con il morale a terra.
Il Maestro Toscanini, venuto per un concerto in onore del Poeta, si era appena congedato da lui, insieme alla figlia Wally, una ragazzina dai bellissimi occhi che era scappata via quando D’Annunzio aveva cercato di baciarla. Non rifiuterai un bacio all’eroe nazionale, vero?, le aveva sussurrato afferrandole un braccio in un momento in cui erano rimasti soli. Wally si era ritratta, con una smorfia di paura e disgusto che lo aveva ferito profondamente. D’Annunzio, allora, si era avvicinato a uno stipo intarsiato, poi girandosi di scatto, con in mano un cucchiaino d’argento pieno di polvere bianca, le aveva detto: Prendine un po’ anche tu, per navigare insieme sul Lete…, ma rimase con il braccio a mezz’aria, la ragazzina era sparita.
Quel rifiuto lo aveva scosso come non mai. Del resto, come poteva darle torto? Ormai era completamente calvo, i denti guasti e cieco da un occhio. Sono vecchio, e non so essere vecchio, si disse. Ripensò ai giorni gloriosi in cui ogni donna sognava di cedere al fascino del suo eloquio galante e ardito.
Maria, Eleonora, Romaine, Elvira, Luisa, a contatto col Vate avevano cambiato nome, e non solo: Ghisola, Barbara, Donatella, Sirenetta erano uscite dalle pieghe di una vita banale per rivelarsi disinibite e audaci, ammantate da un’aura di sensualità sfrenata.
D’Annunzio sospirò, e a fatica si alzò dal divano. A sessant’anni e col fisico afflitto da mille disturbi, non disdegnava le visite frequenti di visitatrici che volevano vedere da molto vicino il Poeta, il Vate, l’amante guerriero che aveva affascinato intere generazioni.
Prima di sera aspettava Titti, la contessa Hevelina Scapinelli Morasso, “l’ultimo fiore” sbocciato accanto a un uomo ormai sfinito dagli eccessi.
Un raggio di sole al tramonto entrò nella stanza e illuminò il busto in marmo di Eleonora Duse, unica “presenza” di tutti gli amori passati.
Il Poeta sfiorò il foulard di seta che aveva steso sul volto di marmo per non rimanerne turbato.
È morta quella che non meritai, aveva detto, quando aveva saputo che Ghisolabella non c’era più.
Bibliografia:
Gabriele D’Annunzio, Il fuoco, Mondadori
Gabriele D’Annunzio, La figlia di Iorio, Garzanti
Giordano Bruno Guerri, D’Annunzio, l’amante guerriero, Mondadori