“Ho qualche domanda da farti” di Rebecca Makkai (Bollati Boringhieri)

In questo romanzo nuove indagini sulla morte di una ragazza fanno venire a galla verità insospettabili, quando tutti i compagni di scuola si ritrovano per testimoniare e far riaprire il caso.

Elizabeth Kane, detta Bodie (soprannome poco lusinghiero che si porta dietro dalle scuole superiori), podcaster e docente di cinema, torna alla stessa scuola superiore del New England, dove ha trascorso i quattro anni delle superiori con una borsa di studio. Il suo rientro come insegnante temporanea, per un minicorso di qualche settimana, ha la portata dirompente di far emergere tutte le insicurezze mai sepolte della Bodie ragazzina, originaria dell’Indiana, in una società settaria ed esclusiva dove si è sempre sentita fuori posto. Uno degli argomenti scelti dai suoi allievi è una forma di inchiesta ragionata sull’omicidio di Thalia Evans, e dell’arresto del presunto colpevole Omar Evans, preparatore atletico e perfetto candidato dell’accusa per un verdetto di colpevolezza: non bianco, con un trascorso di violenza verso la ex moglie, affascinato, come tutti, da Thalia. L’accusa ha sostenuto che l’omicidio sia scaturito dalla gelosia a seguito di un rifiuto della ragazza, con la quale, forse, aveva una relazione. Thalia in effetti, nel momento in cui era stata compagna di stanza di Bodie, le aveva parlato di una relazione con una persona più grande, segreta e alternativa rispetto a quella con il suo ragazzo Robbie.

Nel periodo di permanenza al college come insegnate, Bodie ha modo di mettere a nudo le sue rabbie adolescenziali, la sua insicurezza, il fastidio per essere stata esclusa dalle adolescenti più popolari, amiche di Thalia, che hanno fornito alibi a Robbie, e hanno inconsapevolmente indicato Omar come possibile colpevole. Bodie sa che in realtà la relazione Thalia ce l’aveva con il loro professore di recitazione, mentore e adescatore perfetto di ragazzine, ma non ne ha mai fatto parola, né con la polizia, né con la direzione del college.

Considerando che l’argomento dei suoi podcast sono le verità nascoste dietro il successo delle grandi dive hollywoodiane del passato, come le richieste nevrotiche e gli abusi sentimentali e sessuali subiti, Bodie decide di ricucire la ferita legata alla verità non rivelata che avrebbe potuto far luce sulla morte di Thalia e alla perdita dell’innocenza collettiva, avvenuta insieme al tragico evento. Nella sua mente, il colpevole potrebbe forse essere quel brillante professore, scomparso in Europa, ma vivo e vegeto e del quale comunque non si è mai sentita abbastanza la voce?

Chi potrà dare voce alle donne sopraffatte dalla violenza di genere ogni giorno della loro vita lavorativa, intima e sentimentale, che anche quando sopravvivono, spesso sono così consumate dallo sforzo di restare vive che non hanno abbastanza autorevolezza da far risuonare la loro rabbia, che continua a vivere di vita propria, avvelenando il loro tempo, il loro bisogno di essere viste?

È per questo che Bodie si impone di andare a fondo, e di cercare altre possibili verità insieme ai suoi studenti e alla famiglia di Omar. Le nuove indagini sulla morte di Thalia fanno venire a galla verità insospettabili quando tutti i compagni di scuola, loro malgrado, si ritroveranno per testimoniare e far riaprire il caso. Qual è il confine tra consenso libero e consenso estorto? Una diciassettenne è consapevole quando inizia una relazione sessuale con un uomo molto più grande di lei?

La vicenda devastante di accuse di molestie sollevate verso l’ex marito da parte di una ragazza che all’epoca della relazione, iniziata e finita prima del matrimonio, aveva ventun anni (e quindi maggiorenne e adulta) la catapulta verso le domande striscianti su che cosa si fonda davvero un abuso.

Le vittime vengono discreditate ovunque e sempre, si devono giustificare di aver in qualche modo contribuito al male subito, ma questa ragazza, ormai adulta, che narra dopo anni di essere caduta in una relazione abusante, senza altro scopo che quello di screditare il suo ex partner, per il solo fatto che era più adulto di lei, ha senso? Quali verità meritano di essere ascoltate? Mentre le indagini che potrebbero riaprire l’omicidio di Thalia incalzano, Bodie trova una parte della verità. Che come tutte le parti, a volte, non è sufficiente.

 

“Avevo dimenticato i nomi della maggior parte delle piante, ma ai tempi del corso di Dana Ramos li conoscevo tutti. Ho vissuto solo quattro anni nel New England, ma ho notato e imparato più cose su ciò che mi circondava di quanto avessi mai fatto nell’Indiana, e più di quanto non avrei mai fatto a Los Angeles, dove c’è sempre qualcosa di nuovo e colorato che fiorisce sulla mia strada.

Sotto e sopra di me, nei boschi che si estendevano fitti e infiniti, la luce contro le foglie creava trame di zucchero, e nient’altro”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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