La voce del ragazzo che vendeva il giornale sulla Hohenstrasse gridava: Sventato il colpo di stato delle SA! Il presidente Hindenburg ringrazia Hitler e Göring per lo scampato pericolo!
Heinrich Böll stava andando a scuola, era già in ritardo ma si fermò a comprare l’edizione straordinaria.
Le foto sul giornale mostravano i volti dei cospiratori, quasi tutti morti o arrestati; Heinrich lo piegò, se lo mise in tasca e cominciò a correre verso il portone del Liceo.
Più tardi, a casa, tirò fuori dal cassetto della scrivania il pacchetto di figurine delle sigarette Alva, la serie che mostrava tutti quanti i notabili nazisti.
Heinrich prese il giornale e, guardando le foto, selezionò quelli che erano stati uccisi: alla fine, il mucchietto di figurine dei morti superava di parecchio quello di chi era ancora vivo.
Mentre fissava i volti di Heines e Röhm, i comandanti delle SA, si ricordò del giorno in cui Hitler era stato nominato Cancelliere.
Lui era sdraiato a leggere Jack London, piacevolmente avvolto dal calore che la gigantesca stufa di maiolica emanava nella stanza del bow-window.
Sua madre era seduta accanto alla finestra, il giornale aperto tra le mani.
È la guerra, mormorò la donna. Heinrich staccò gli occhi dal libro e guardò sua madre: era pallida e aveva uno strano tremore.
Hitler vuol dire guerra, ripeté lei, senza accorgersi che il giornale della sera le era scivolato dalle mani.
Bibliografia:
Heinrich Böll, Che cosa faremo di questo ragazzo? Ovvero: qualcosa che abbia a che fare
con i libri, Einaudi;
Heinrich Böll, Vai troppo spesso ad Heidelberg, Einaudi.