Le finestre danno sul cortile di una scuola, dice l’agente immobiliare, con un tono quasi di scuse. A metà mattina salgono su le voci e le grida dei ragazzi ma il pomeriggio è più tranquillo… e poi continua a parlare di sostituzione degli infissi, di doppi vetri termici ma Pennac non lo ascolta più. La casa è vecchia e tutta da rifare e certo, se uno volesse un posto dove scrivere e riflettere in santa pace, non sceglierebbe un appartamento come questo. E poi, per un ex insegnante, andare a vivere in un posto che si affaccia sul cortile di una scuola è come se un ferroviere in pensione andasse a stare in una casa sopra la stazione. Pennac guarda l’orologio, mancano pochi minuti alle dieci. La pensione ha i suoi lati positivi: anche se ormai si sveglia sempre presto può restare a letto a leggere o a prendere appunti per un romanzo nuovo. Niente più riunioni con il preside, con i professori, con i genitori, spariti per sempre i registri di classe, le valutazioni da fare, le schede da firmare.
Pennac guarda giù nel cortile ancora vuoto, c’è un ragazzino seduto a testa bassa in un angolo. Vorrebbe chiamarlo, fargli un cenno di saluto con la mano e gridargli di non essere triste, che anche se sei il più somaro della classe e tua madre si vergogna di te magari un giorno scopri che ti piace scrivere e poi i tuoi libri ti regaleranno il successo e anche i soldi per vivere… Le campane della vicina cattedrale stanno suonando le dieci e trenta: come d’incanto uno stuolo di ragazzini si riversa nel cortile, sembrano non finire mai, dall’alto Pennac fissa incantato quello sciame vociante e colorato.
Ecco, come le dicevo, questo è l’unico inconveniente della casa, dice contrito l’agente immobiliare, fissando con sguardo risentito la massa vociante di bambini. Pennac non risponde: quello che il venditore di case scambia per rumore è il baccano della ricreazione, un suono unico e meraviglioso, e solo ora si accorge di quanto gli sia mancato, e di averne bisogno per concentrarsi, per scrivere ancora.
Si gira a guardare l’agente, gli fa tenerezza pure lui, con quell’abito scuro e cravatta in tinta e l’espressione triste di chi vede sfumare una vendita. Pennac gli sorride e gli porge la mano: La prendo, quanto costa?
Bibliografia:
Daniel Pennac, Signori bambini, Feltrinelli
Daniel Pennac, Diario di scuola, Feltrinelli