“La telefonata arrivò alle 9 e 37 della sera del 18 marzo, sabato, vigilia della rutilante e rombante festa che la città dedicava a san Giuseppe falegname: e al falegname appunto erano offerti i roghi di mobili vecchi che quella sera si accendevano nei quartieri popolari, quasi promessa ai falegnami ancora in esercizio, e ormai pochi, di un lavoro che non sarebbe mancato. Gli uffici erano, più delle altre sere a quell’ora, quasi deserti: anche se illuminati, l’illuminazione serale e notturna degli uffici di polizia tacitamente prescritta per dare impressione ai cittadini che in quegli uffici sempre sulla loro sicurezza si vegliava.
Il telefonista annotò l’ora e il nome della persona che telefonava: Giorgio Roccella. Aveva una voce educata, calma, suadente. ‘Come tutti i folli’ pensò il telefonista. Chiedeva infatti, il signor Roccella, del questore: una follia, specialmente a quell’ora e in quella particolare serata”.
Bibliografia:
Leonardo Sciascia, Una storia semplice, Adelphi;
Leonardo Sciascia, Porte aperte, Adelphi.