“Ho voluto raccontare la mia infanzia, soprattutto ho voluto raccontare in modo comprensibile ciò che è successo durante il fascismo a una famiglia, alla famiglia Einstein.
C’era lo zio che era ebreo, ma noi non lo sapevamo neppure, perché non credeva in Dio, non frequentava la sinagoga, non aveva amici tipicamente ebrei, per cui l’atmosfera di questa famiglia era quella che piacerebbe adesso a papa Bergoglio. Un po’ ebrea, un po’ protestante, perché mio padre e mia zia erano valdesi. Noi invece eravamo cattolicissimi, impregnati di cattolicesimo attraverso il parroco del paese. Quindi c’era questa strana atmosfera in cui noi bambine, intanto eravamo state adottate dallo zio e dalla zia, perché nostra madre era morta di parto. Mio padre era completamente disperato e non sapeva come fare per noi e quindi siamo state raccolte da sua sorella che aveva sposato Robert Einstein. Ma quello che ho voluto raccontare è la guerra vista attraverso gli occhi di una bambina, l’amore per il duce, io ero innamoratissima del duce, gli scrivevo letterine, quindi il fascino di questo uomo su tutti e soprattutto sui bambini. Ma questo fascino era una cosa un po’ strana in una famiglia dove c’era un ebreo, ma addirittura un cugino di Robert che stava costruendo una bomba contro Hitler. Insomma c’era un’atmosfera strana, anche perché a noi non ci dicevano nulla. Quindi continuavamo a essere fascistissime e a scrivere lettere al duce. C’era il mito del duce nei bambini di questa famiglia, noi e le altre due loro figlie. Dunque la cosa che ho voluto raccontare è come un bambino ha vissuto questi stravolgimenti e questi miti, del duce ma anche quello di Gesù. Gesù era amato da me e dalla mia sorellina moltissimo, era amato perché la zia ci leggeva le parabole essendo valdese. Invece i bambini dei contadini studiavano il catechismo. E con il catechismo è avvenuto il secondo crollo o il secondo mito, cioè che Gesù è stato ucciso dagli ebrei. Il grande reato, la grande colpa degli ebrei, di cui è stato demonizzato questo popolo. Il popolo amato da Dio è diventato il popolo maledetto da Dio. E noi senza dirlo a nostro zio, facevamo dei sacrifici, dei piccoli fioretti continuamente per poter salvare lo zio dall’inferno nel quale lo mandava la chiesa cattolica. Tutte queste piccole cose io ho voluto raccontarle nel mio libro. Tutti hanno detto che il libro è molto divertente, perché è veramente molto comico, i pensieri della bambina sono veramente molti buffi. Ma c’è un’unica frase molto importante che è stata detta dal poeta francese Henri Michaux quando l’ha letto. “C’est un livre feroce”… È un libro feroce. Infatti nell’innocenza di questa bambina che pensa, che parla, che si domanda, c’è tutta la ferocia di un’accusa che non viene detta perché non viene spiegata. È lasciata al lettore la conclusione di ciò che è avvenuto”.
Bibliografia:
Lorenza Mazzetti, Il cielo cade, Sellerio;
Lorenza Mazzetti, Diario londinese, Sellerio.