Maurizio Eleuteri, a conoscerlo, non sembra così efferato. Lo diresti una persona garbata, gentile, ospitale. Per esempio, ogni volta che andiamo a Montalto Marina per le nostre residenze estive di scrittura, mangiamo insieme allegramente come suoi ospiti nel camping dal quale osserva il mondo, che scorre bizzarro e sorprendente nel caldo agostano. Eppure, quando scrive s’inventa storie cruente, ispirate ai lati più violenti della malavita capitolina. Forse a ispirarlo è il suo personaggio, Marco Zarli detto Il Profumiere, un giovane rampollo della buona borghesia romana, che – dopo il suicidio per debiti del padre che ha dilapidato la fortuna di famiglia ed è finito in mano agli strozzini – diventa prima un boss, poi un uomo in fuga e quindi un temibile vendicatore. Qualche tempo fa è uscita la prima puntata di questa vera e propria saga, Il profumiere, una storia criminale, adesso è da poco giunto in libreria il nuovo episodio, Anima criminale (Fermento 2023), in cui Marco Zarli, che ha cercato di ricostruirsi un’esistenza lontano dalla ferocia del crimine, è costretto a mettersi di nuovo in gioco, abbandonando la nuova famiglia che intanto ha creato. A me che ho seguito la nascita di questa storia e il suo sviluppo fa davvero piacere fare con lui la mia solita chiacchierata in questo asfissiante due agosto.
Seconda puntata della saga del Profumiere, è una storia tutta nuova?
Nonostante questa storia affondi le radici nel precedente romanzo Profumiere una storia criminale, ho voluto creare una narrazione completamente indipendente, così da risultare interessante e comprensibile anche per chi non avesse letto il primo volume.
Il tuo eroe somiglia più a Ulisse che cerca la strada verso Itaca o ad Achille che combatte per vendetta?
Credo che possa essere associato più a un moderno Ulisse.
Il nostro protagonista, nonostante riscopra la sua natura violenta e criminale, non smette mai di pensare agli affetti che ha dovuto abbandonare per metterli al sicuro e potergli garantire un futuro.
In tutto il romanzo, infatti, il protagonista non smette mai di confrontarsi con loro, scavando nel più profondo della sua anima, in momenti di grande intimità.
Descrivi non solo Roma, ma anche in questo romanzo, come nel precedente, racconti luoghi lontani, li hai visitati oppure li hai immaginati dalla tua scrivania?
Ho sempre avuto l’anima inquieta e la curiosità innata del viaggiatore. Nella mia vita ho visitato molti luoghi più o meno civilizzati sia in Europa che nel resto del mondo e ogni volta, prima di ogni partenza, è stato fondamentale il lavoro di ricerca e studio del territorio. Per poter parlare di luoghi mai visitati e far sì che il lettore ne rimanga coinvolto positivamente, è importante documentarsi e farsi un’idea ben precisa dell’ambientazione, ed è ciò che ho fatto prima di costruire la storia vera e propria.
I personaggi che racconti mi hanno sempre colpito per il realismo con cui li tratteggi, fai riferimento a persone reali?
Alcuni personaggi provengono dalla cronaca, altri provengono da conoscenza diretta e qualcuno è inventato di sana pianta. Il nostro protagonista è invece un mix di fantasia, personaggi della cronaca e ricordi di gioventù.
Il primo episodio l’hai pubblicato su Amazon, com’è stata l’esperienza?
Qualcosa da mettere nel bagagliaio delle proprie esperienze. Per questo tipo di pubblicazione bisogna comunque circondarsi di professionisti che possano dare un senso al tutto. Un’esperienza che non ripeterei.
Adesso hai pubblicato con un editore tradizionale, tutto bene?
Rispetto all’autopubblicazione è un percorso molto più professionale, che ti aiuta a capire quanto sia complesso il mondo della scrittura e che la stesura del romanzo non è l’arrivo ma una partenza.
Ci saranno altre puntate della saga?
Quella del Profumiere, come da progetto iniziale, è una trilogia, ma non è detto che non diventi una serie più succosa.
Che cosa significa per te scrivere storie di criminali, riscoprire il senso dell’avventura, esplorare mondi nuovi o una fuga dalla tua realtà?
In effetti le mie storie sono un mix di tutto questo. Curiosità, fantasia, ricerca e fuga dal reale, mettere tutti questi ingredienti in uno shaker e agitare bene ed il gioco è fatto, ma la cosa più importante è poi avere un grande maestro con cui confrontarsi.
Hai mai pensato di scrivere storie più intimiste o rischi di annoiarti?
Ho provato a scrivere un romanzo di formazione, pubblicato qualche anno fa da Lettere Animate, ma anche questo si è poi trasformato in una grande avventura. Forse in futuro posso pensarci, per adesso amo troppo questo genere.
Agosto è arrivato, sulla spiaggia sotto l’ombrellone, oltre al tuo libro cosa consiglieresti?
Quello che sto leggendo adesso è La Portalettere di Francesca Giannone, un bello spaccato di un’Italia che non esiste più.