– Che cosa le ha fatto venire voglia di mettersi a scrivere?
– L’unica spiegazione che posso darvi è che mio padre mi raccontava un sacco di storie di quand’era ragazzo, di suo padre e di suo nonno. Suo nonno aveva combattuto nella Guerra di Secessione. Aveva combattuto da tutte e due le parti! Era un voltagabbana. Quando il Sud ha cominciato a perdere, se ne è andato al Nord e ha cominciato a combattere per le forze dell’Unione. Mio padre rideva sempre quando raccontava questa storia. Non ci vedeva niente di male e penso che neanch’io ci facessi molto caso. Comunque, mio padre mi raccontava storie, o meglio aneddoti, senza nessuna morale, di quando se ne andava vagabondando nei boschi oppure saltava sui treni e doveva stare attento alle guardie della ferrovia. Mi piaceva stare insieme a lui e ascoltarlo. Ogni tanto mi leggeva i romanzi western di Zane Grey. Sono stati i primi libri veri, con la copertina rigida, a parte quelli di scuola e la Bibbia, che mi sono passati per le mani.
– Quando è stato pubblicato per la prima volta?
– Quando studiavo alla Humboldt State, ad Arcata, in California. Nello stesso giorno accettarono un mio racconto su una rivista e una poesia su un’altra. Fu una giornata memorabile! Forse la giornata più bella della mia vita. Io e mia moglie facemmo il giro della città per mostrare le lettere di accettazione a tutti i nostri amici. Era una cosa che dava alla nostra vita una conferma di cui avevamo molto bisogno.
– Potrebbe dirci qualcosa di più sul problema del bere?
– Ci sono tanti scrittori che, pur non essendo alcolizzati, bevono molto. Probabilmente non più di qualsiasi altra categoria professionale. I dati statistici potrebbero riservarvi delle sorprese. Naturalmente esiste una specie di mitologia che accompagna il bere, ma non me ne sono mai dedicato. Mi dedicavo al bere vero e proprio. Immagino di aver cominciato a bere forte quando mi sono reso conto che le cose che desideravo di più nella vita per me e per la mia scrittura, per mia moglie e i miei figli, non si sarebbero mai avverate. È strano. Non è che si parta mai con l’intenzione di fare bancarotta, diventare un alcolizzato, un adultero, un ladro. Oppure un bugiardo.
– E lei è stato tutte queste cose?
– Sì. Ora non più. Beh, sì, qualche piccola bugia mi scappa, di tanto in tanto, come a tutti, del resto.
Bibliografia:
Mona Simpson e Lewis Buzbee, Intervista con Raymond Carver, Minimum Fax;
Raymond Carver, Tutti i racconti, Mondadori.