“Mmmmmmmmmmmmmmmmmmmm. Buonissimi, questi. Bocconcini di Roquefort ricoperti di granella di noci. Molto saporiti. Molto delicati. Il segreto è come la blandezza asciutta delle noci si avvicina in punta di piedi al formaggio e ne smorza il gusto severo. Chissà cosa raccolgono le Pantere Nere, qui lungo il sentiero dei vassoi di hors d’oeuvre. Chissà se apprezzano i bocconcini di Roquefort con granella di noci, o le punte di asparagi con gocce di maionese, o le polpettine petites au Coq Hardi che cameriere in divisa nera e candido grembiule stirato a mano porgono loro su vassoi d’argento dagli orli scanalati”.
Tom Wolfe posò la flûte vuota sulla mensola del camino vittoriano, pronto a guadagnare l’uscita da quel party che cominciava ad annoiarlo.
Gettò un ultimo sguardo sul parterre che Leonard e Felicia Bernstein erano riusciti a mettere insieme, “per ascoltare le ragioni dei leader del Black Panther Party”, così avevano detto.
In effetti il colpo d’occhio che si offriva al suo sguardo non era niente male: gli amici ricchissimi dei Bernstein, in Halston o Saint Laurent, mescolati ai militanti del BPP, giacche di pelle, capigliature afro e lenti fumé.
Schivando abilmente un paio di conoscenti recuperò al volo il paltò dalle mani di un cameriere e uscì fuori.
Mentre camminava per Park Avenue pensava ai super ricchi bianchi intervenuti alla festa, felici di celebrare un movimento che prometteva di spazzarli via tutti.
Radical chic: Wolfe aveva coniato questo termine per indicare i miliardari che sbandieravano la loro simpatia per posizioni di estrema sinistra come fosse un accessorio dettato dalla moda del momento.
Radical chic, li avrebbe chiamati così nel prossimo articolo per il New York Magazine, anche se sapeva già che non glielo avrebbero mai perdonato.
Bibliografia:
Tom Wolfe, Il falò delle vanità, Mondadori;
Tom Wolfe, Gente bene e tutti gli altri, Nuova Editoriale.