Portia infilò i guanti grigi, poi si girò a rimirarsi nello specchio d’ingresso. Sistemò una ciocca di capelli che le scendeva fastidiosamente sugli occhi e si passò sulle labbra un velo di rossetto.
Giorgio era ancora in camera da letto, davanti alle tavole settecentesche della Nuova Pianta di Roma di Giovan Battista Nolli che tappezzavano una parete della stanza.
Lei e Giorgio si erano trasferiti da poco nella nuova casa in Trastevere, e ogni mattina, lui consultava l’antico stradario per studiare il percorso che avrebbero fatto durante la loro passeggiata quotidiana.
A lei sarebbe piaciuto girare senza meta e perdersi nei vicoli, ma Giorgio non amava andare a caso, rimorchiato dai propri piedi. Imprimeva un tragitto nella memoria e poi lo percorreva sicuro, senza dover chiedere informazioni a nessuno.
Durante la loro passeggiata capitava che qualcuno lo riconoscesse e gli chiedesse notizie su un’opera nuova, curiosità peraltro legittima nei confronti di uno scrittore così famoso.
Giorgio, però, reagiva con ritrosia e rispondeva quasi sempre con un’altra domanda:
Ma se lei incontrasse Dante gli chiederebbe quello che chiede a me? Al curioso di turno, spiazzato dal quesito inaspettato, non restava che mormorare una frase di circostanza e dileguarsi, con un’ombra di delusione sul volto.
Portia restava in silenzio, un po’ dispiaciuta, mentre Giorgio accelerava il passo, quasi a volersi sottrarre ad altri curiosi.
Dopo qualche minuto, però, si girava di scatto, preoccupato di non vedere più Portia accanto a sé. Lei stava un po’ più indietro, ferma, e lo guardava con un sorriso un po’ triste, poi lo raggiungeva e lo prendeva sottobraccio, cercando con lo sguardo un bar con poca gente per poter prendere in pace il primo caffè della giornata.
Bibliografia:
Giorgio Bassani, La passeggiata prima di cena, Sansoni;
Giorgio Bassani, Gli occhiali d’oro, Einaudi