IL FILO DEL SONNO

I vari fili salgono, attraversano i camini e si fermano insieme agli altri sopra il tetto, si intrecciano tra loro, formano una trama leggera, una copertina lucente a protezione delle tante teste che sognano.

È notte, sul tetto del condominio Aurora, in via Sassi 40 nella città di Brenfa, brillano alla luna i tanti camini. Alcuni sono in comune a più appartamenti. Qui, ma probabilmente succede dappertutto, ciascun condomino ogni notte, produce il proprio filo del sonno. I vari fili salgono, attraversano i camini e si fermano insieme agli altri sopra il tetto, si intrecciano tra loro, formano una trama leggera, una copertina lucente a protezione delle tante teste che, ferme sui cuscini, sognano di scalare montagne, di precipitare in burroni, di amare sconosciuti, di volare, di essere metà umani e metà gatti, di parlare e ballare con chi non c’è più, di camminare nudi tra la folla. Chi per caso si sveglia, ritorna presto a dormire, per non interrompere il filo. I fili spezzati, di solito, si riannodano facilmente con un piccolo fiocco, quasi invisibile. C’è anche chi si sveglia e non riesce più a riprendere il suo filo: nel cielo rimarrà una smagliatura nella trama. C’è chi non dorme proprio a volte la notte: il lavoro sopra il tetto ne risentirà.

La copertina lucente rimane leggera e compatta fino alle prime luci dell’alba. Poco prima del sorgere del sole, artisti alati ne valutano la composizione. Se ne vale la pena, e il disegno finale è particolarmente armonioso, o comunque a loro giudizio valido, gli artisti rotolano la coperta e se la portano via. Andrà conservata insieme a tante altre in un posto speciale, un luogo che è un archivio ma anche un museo. È un avvenimento eccezionale, che capita di rado, ma tutte le coperte vengono apprezzate dagli artisti, anche quelle che non sceglieranno. In tutte c’è un senso. Le coperte non scelte, finito il loro compito di protezione, si disfano nell’aria e ricadono in parte come polvere invisibile e benefica sui condomini più mattinieri, quelli che escono di casa ancora mezzi addormentati per recarsi al lavoro.

Di giorno i condomini di quel palazzo si salutano appena. Sicuramente sperano di non incrociarsi in ascensore. Ma dormono tutti insieme, teste vicine ad altre teste, sconosciuti che non sanno di quel comune lavoro notturno. Non immaginano certo di produrre nottetempo dei fili che intrecciati con quelli dei vicini producono una trama, a volte così splendida che la sua funzione non si consuma in una notte, ma continua, e irradia ulteriori benefici, per diversi magnifici scopi. Non sanno che dormire tutti insieme è un fatto importante. D’altra parte, nessuno glielo ha mai svelato.

E forse è meglio così.

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