Il mistero del falco

Un capolavoro, un archetipo, fondativo del noir americano, che vi incanterà e incatenerà alla visione.

Oggi voglio solo consigliarvi un classico, da vedere se non lo avete visto mai, o rivedere: Il mistero del falco (The Maltese Falcon), film in bianco e nero del 1941 diretto da John Huston e interpretato da Humphrey Bogart. È tratto da Il falcone maltese, romanzo hard-boiled scritto da Dashiell Hammett nel 1929. Un capolavoro, un archetipo, fondativo del noir americano, che vi incanterà e incatenerà alla visione, fotogramma dopo fotogramma, scena dopo scena, fino alla fine, anche se magari non capirete tutto (la vicenda è intricata, e un po’ di oscurità e mistero sono connaturati al genere). Il finale è indimenticabile: quando lui, Bogart, il mitico Sam Spade, inventato dalla penna di Hammett, consegna alla polizia lei, la dark lady, l’affascinante Brigid O’Shaughnessy, interpretata da Mary Astor, menzognera e ambigua, di cui è innamorato, enumerandole spietato e un po’ spiritato (gli occhi accesi, scintillanti, luciferini, che attore Bogart!) – le sue colpe e la probabile condanna a 20 anni che si beccherà, se non l’ergastolo! Che atmosfere, che personaggi: il sinistro “grassone” Kasper Gutman, Sydney Greenstreet (attore magnifico) e Peter Lorre, che fa il gangster “folle”, invidioso, l’avventuriero Joel Cairo e gli altri, che si scannano per la famosa statuetta del falcone – che si rivelerà un falso, deludendo tutti, il ricco grassone soprattutto, che in preda una rabbia iconoclasta – ansante, sudato, furioso nei suoi 120 chili traballanti – comincia a colpirla e sbatterla sul tavolo e contro il muro. E deludendo anche Sam Spade, l’investigatore privato, Bogart, anche lui ammaliato dalla preziosa e misteriosa statuetta. Si sente la penna di Hammett, dicevamo, nella costruzione dell’intreccio, nella caratterizzazione del personaggio Sam, duro, cinico, ironico, ma anche con un suo lato sentimentale (simile al Marlowe di Raymond Chandler, sempre interpretato da Bogart, in un altro noir memorabile, Il grande sonno di Howard Hawks), ma soprattutto si sente la mano di John Huston, alla sua prima regia, che firmò anche la sceneggiatura. Quando, nel finale, la donna viene portata via, un poliziotto chiede di cosa sia fatta la statuetta. E Spade risponde con la famosa frase di Shakespeare: “È fatta della materia di cui sono fatti i sogni”.

Provate, dopo la visione del film, a scrivere una breve recensione, con le vostre personali impressioni. Dite anche se non vi piace, il film, se lo trovate in qualcosa “datato”, o imperfetto… sono interessanti anche le critiche, alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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