All’interno della città proibita Starbuck’s è durato diversi anni. Proibitivo. Un virus capitalista nel cuore del millenario impero cinese. Ma è stato sconfitto. Sì perché gli anticorpi della tradizione alla fine vincono sempre. Tempra forgiata da centinaia di stagioni quella della città proibita, fondata agli inizi del 1400 supera di grandezza qualsiasi altro palazzo, ricordando il suo corrispettivo nel mondo del gelato: il Palazzo del Freddo.
Alla dinastia Ming e Qing potrebbe nel mio immaginario egocentrico corrispondere la dinastia Fassi, mi piace pensare che il concetto di magnificenza possa essere relativo fermo restando l’impossibilità di paragonare realmente le due realtà. Ma con un po’ di fantasia è bello immaginare il valore creato dal mio bisnonno.
L’aggettivo “proibita” deriva dall’impossibilità di accedere all’interno della città senza il consenso dell’Imperatore. Come se al Palazzo del Freddo decidessi io chi far entrare e chi no. A pensarci bene non sarebbe così male. Ma se la città proibita ha sconfitto il virus del capitalismo, il Palazzo del Freddo ha sconfitto quello del razzismo mantenendo fede alla sua storia e superando il pregiudizio della collaborazione con un’azienda estera.
Questo è il bello, non tanto vincere o perdere, ma resistere fino all’ultimo mantenendo i propri valori. Il miglior antidoto per qualsiasi virus.