“Materiali resistenti” di Francesca Marzia Esposito (HarperCollins)

Un romanzo che narra una generazione sconfitta e abbrutita, che continua a crogiolarsi nel ricordo di un benessere ormai impossibile da recuperare, una generazione che preferisce la fuga alla fatica, il bisogno di approvazione ricavato dai social alla realtà.

Esiste una forma d’amore che sconfina nell’ossessione, nel bisogno di sapere di essere reali per la persona che anche per poco ci ha toccato e ha aperto dentro di noi vene di possibilità. Il romanzo è una fotografia ragionata di una generazione sconfitta e abbrutita, senza un vero nerbo, che continua a crogiolarsi nel ricordo di un benessere ormai impossibile da recuperare, una generazione che preferisce la fuga alla fatica, il bisogno di approvazione ricavato dai social alla realtà.

Quintana e Mauro si incontrano in una Milano fredda, immersa in una “vasca di azoto liquido”, si conoscono, condividono emozioni. Per lei, disillusa fortemente dalle relazioni, abituata alla noia, alla sopraffazione, ai rapporti inconclusi con uomini già impegnati, questo incontro è la speranza che cercava.

Tanto che per qualche mese cammina sollevata da terra, piena di gentilezza verso un uomo, che, agli occhi di chi legge, si rivela molto presto manipolatorio, immaturo, accentratore, e con un ego ipertrofico. Vive in una casa senza lavatrice, perché non ha i soldi per comprarla, dopo averla venduta, perde il lavoro ma vuole staccare la spina e andare in vacanza. Dopo un po’ la pellicola dell’infatuazione si sfalda e rivela anche a Quintana l’inganno dietro l’iniziale trasporto, la stanchezza, la bugia nascosta dietro l’immagine di un eterno ragazzo pieno di vitalità. Quello che forse Mauro desidera è un inizio continuo, una serie di emozioni che non vanno d’accordo con le abitudini e la vita domestica. Piano piano lui inizia a ritrarsi, a scomparire dalla relazione, a negarsi emotivamente pur restando fisicamente presente. Quintana si fa portavoce della stanchezza di lui e del coraggio che ancora una volta a lui manca, e chiude la storia.

Per cercare di ricominciare, va a vivere in affitto in una stanza nella casa di Agata, una vedova che vive con poco e che ha le idee molto chiare sulle relazioni. Poi Agata muore e le lascia in eredità le sue due case, in modo che almeno per un po’ sia libera da condizionamenti e debiti.

Dopo la rottura però Quintana sprofonda in una maniacale ricerca di motivi che giustifichino la fine della relazione, comincia a spiare ossessivamente il profilo del suo ex e a nutrirsi in maniera tossica delle immagini e delle parole che lui pubblica, inneggiando alla nuova compagna come se fosse l’amore del secolo. Quintana è offesa, sminuita e ferita da questo nuovo idillio di Mauro, soprattutto perché pensava di essere necessaria, insostituibile. Quello che le accade è l’incapacità di rimettersi in gioco, qualcosa di fragile le si è spezzato dentro, non riesce più a partecipare al gioco di ruolo in una Milano in corsa, dove tutto è performativo, anche il dolore e l’amore. Accasciata, senza voglia di mangiare, infastidita da ogni contatto umano, Quintana coccola il suo dolore e la sua prostrazione come l’Avaro di Molière fa con il suo oro, girando in tondo come un cane alla catena. Sentendo la mancanza non tanto di Mauro, ma della possibilità che l’amore di Mauro le faceva provare. In fondo non proiettiamo sempre sull’altro la nostra voglia di eterna giovinezza, di vivere sempre al centro della parte migliore del nostro sé? Così, quando un amore mostra la corda, è sempre la parte di noi che viveva libera e felice nell’illusione della relazione a mancarci.

Piccole speranze si insinuano comunque nella vita di Quintana, Leona, l’inquilina della casa di Agata, ora inquilina sua, che le mostra la possibilità di ricavare senso da parole uscite a caso, come sbuffi di vapore dalla penna, ispirata al writer Buz. Il comitato Cemento-green, che raccoglie firme per non far fare parchi pubblici ritenuti ricettacolo di clochard e persone dedite alla droga, lo psicologo S., che le dirà che la percezione del dolore è sempre soggettiva e che non esiste una classifica del malessere, e di una misteriosa ragazza bionda, che sembra aspettare Quintana ogni volta che finisce le sedute dallo psicologo. In questo microcosmo brulicante, insieme alla mancanza di Mauro, che per lei è ormai una pelle, Quintana riflette sulla qualità dei materiali che ci circondano, non solo quelli nobili, ma anche quelli di uso comune come la pellicola per alimenti. Forse quello che Quintana vuole è liberarsi dal bisogno di essere amata, dalla fatica di piegarsi ai bisogni di un’altra persona. Forse quello che cerca è la possibilità di bastare a sé stessa.

Siamo fatti di materiali resistenti, capaci di resistere agli urti, alla nostra stessa idiosincrasia, capaci di vedere l’inganno in relazioni distruttive e tossiche, e che ci mancano perché contribuiscono a demolirci, lavorando sul nostro senso di inadeguatezza. Siamo così, o almeno alcuni di noi lo sono. So cosa vuol dire restare immersa fino ai gomiti nella mota ansiogena di un messaggio, di un cenno di chi, dopo averci risvegliato, ci ributta fuori al freddo, a spiare dal vetro dentro una stanza illuminata come una mendicante, piccola fiammiferaia. So che, come Quintana, è possibile ricomporre i pezzi.

 

“L’aria sulla faccia, le gambe che macinano passi, la città attorno che pare galleggiare su uno strato di nebbia liquefatta. Ai margini del campo visivo, Mauro è una medusa traslucida che arriccia i tentacoli gelatinosi. La malinconia è un processo che ha origine dal cavillare ozioso dei ricordi e affloscia l’indole. Prima sei granitica, dopo diventi un pezzo di tufo, poroso e pronto ad ammaccarsi al primo passato reinventato.

Cammino. Camminavamo molto all’inizio. Ci piaceva, all’inizio. Poi, dopo l’estate, abbiamo smesso”.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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