La mattina dell’otto aprile 1954, a casa di Eugenio Montale, nella centralissima via Bigli, arriva una lettera diversa dalle solite.
La busta, in carta giallina, è più grande e più pesante delle altre, pur essendo affrancata con il bollo da trentacinque lire, quello della posta ordinaria.
Alla richiesta del postino di pagare la soprattassa di spedizione (di ben 180 lire!) Montale è un po’ seccato, ma poi prevale la curiosità, paga e prende il plico.
Dentro c’è un libricino di non più di nove pagine, stampate solo su una facciata del foglio, e un biglietto di accompagnamento:
“Mi permetto inviarle alcune mie liriche che ho fatto stampare privatamente e non metterò in circolazione”.
La firma è quella di Lucio Piccolo, barone siciliano di Capo D’Orlando, un perfetto sconosciuto.
Montale inizia a leggere le poche pagine stampate in caratteri troppo piccoli, sono poesie, e lui, che è un poeta già famoso, le trova bellissime.
Decide subito di convocare a Milano “il giovanotto”, vuole conoscerlo e si sorprende non poco quando scopre che sono quasi coetanei.
Lucio Piccolo è un uomo schivo, un po’ bizzarro, che vive con un fratello e una sorella, anche loro in età, in una grande casa gentilizia dove non ricevono quasi nessuno. Si presenta a Milano con un cugino affezionato e un domestico al seguito.
Montale decide di presentarlo al premio letterario di San Pellegrino Terme: in questa cornice amena letterati di rango propongono una loro scoperta.
Lucio Piccolo, un po’ restio a esibirsi “come una scimmia” davanti a una platea composta da “signori della letteratura” costringe il solito cugino ad accompagnarlo anche lì.
Per Lucio Piccolo è il trionfo, e durante la serata di gala viene ricoperto di complimenti, come anche Montale, meritevole di aver trovato un poeta così raffinato, così sensibile.
Il cugino accompagnatore sta in disparte, con un sorriso di circostanza e un bicchiere in mano.
Anche lui scrive, anche se non lo fa più da un po’. Ha in testa l’idea di un romanzo ma vuole lasciar perdere, a chi vuoi che interessi una saga familiare di nobili e nuovi ricchi in un’epoca che volge al tramonto, quella del Regno delle Due Sicilie?
Giuseppe, cosa fai lì in disparte? Anche a Lucio non piace stare in mezzo a tutti quegli estranei, lo prende per un braccio e lo sospinge verso un gruppetto di signore eleganti.
Vi presento mio cugino, Giuseppe Tomasi di Lampedusa, è un principe, sapete?
Bibliografia:
Lucio Piccolo, Plumelia, All’insegna del pesce d’oro, Scheiwiller;
Lucio Piccolo, Canti barocchi e altre liriche, Mondadori.