La spanatura delle zezze

In effetti ha un gustore diverso dalle solite. Continuo a leccare passando la lingua nella spanatura delle zezze. Sento già stimotevoli risulti.

Il mio spacciatore di donne allucinogene mi ha detto che questa è l’ultimo grido. Costa più delle altre ma è una botta anziché. Pago e porto a casa. L’ho scartata come si fa con una donna normale. Non arrivo manco in camera da letto per la voglia che c’ho. Inizio a leccarla sul collo.

In effetti ha un gustore diverso dalle solite. Continuo a leccare passando la lingua nella spanatura delle zezze. Sento già stimotevoli risulti.

Le schiaffo la ligna in bocca e bascolo. lei risponde con un vortice sgombrabudella. Mai sentito ’ste strane balordiglie qui, e ché di ipnostiche ne ho collaggiate un colmo.

Li lì penso che è tagliata male ’sta qui. Che una donna tagliata male si sa che ti avvica al creatore. Però ‘sti riflessi passano subito se ormai stai nel porcozzone. E non ce la fai a tirarti indietro. Scendo giù con la ligna sulle cosce. la pelle di questa donnallucinogena è setiscia anziché. Ho tutti i sensi che mi bucchiano alla porta del cervefalo.

Le pianto la ligna come un traforatore nella sorgia. Sa di prugna co’ lo zucchete. Mi sento come se uno scolondino mi risuccia e vuol portarmi dall’altra parte del tombiolo.

Ogni lesciata di sorgia è come un’orchestra che mi strimpona nelle udicchie. Voglioso voglio sentire cosa provo se mi schigio più nello spozzo. Mi inficco con tutto il faccio nel pertuco nero.

Mi sembra di stare sulle massigne russe, a duecento all’ora sento il vento sperigliarmi gli zazzelli. Mi parte la brocca al giro del capovicchio della santissima fine. Esco dal pertuco nero tirando di colpo indietro il faccio. mi tolgo le mutaghe e infilo il pizzo nella sorgia. Me ne sono fappate tante in vita mia ma come ’sta qui mai anziché. Botte a gogol! Me ne sparago.

Ormai sbappato lei ne approvede e s’aggriglia al mio pizzo. Mi sento che mi pocchia come fossi un avangaro e mi sembra di sentire che consugo dai piedi, come una pagliaretta. A ogni sua pocchiata penso che le cose si mettono in malazia. Mi appara che lei mi risuccia dentro di sé. Le mie zambe tramuscono in celvere. Li lì anche lei risuccia in preda a un sparagamo. E mi consudo come un mozzicolo al vento.

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Luigi Annibaldi

Scrittore di racconti, editor e illustratore. Da oltre dieci anni conduce corsi di narrativa e scrittura creativa in diverse scuole medie, licei statali, biblioteche di Roma, centri diurni e al Goethe-Institut, l’istituto di Cultura della Repubblica Federale di Germania. I suoi racconti sono stati pubblicati dalla rivista Linus di Baldini&Castoldi e della rivista francese Les Cahiers européens de l’imaginaire. Ha pubblicato la raccolta Sushi Pin Up e, con Ilaria Palomba, il romanzo Una volta l'estate. Cura la rubrica di racconti Schegge nella rivista IF, Insolito Fantastico delle edizioni Odoya, collabora con Tuttolibri, il magazine de La Stampa dedicato ai libri.

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