Il naso è una vera e propria porta che si spalanca sulla memoria. Mi capita, raramente purtroppo, di incrociare profumi e odori che subito mi proiettano nel passato, altri che mi lasciano inquieto per ore perché non riesco a collocare quel dato odore nel tempo.
Che poi succede anche a Proust, la madeleine della madre che lo avvolge e risveglia memorie antiche, sopite in luoghi di sé ma pronte a riemergere una volta attivati dall’odore del dolcetto.
L’olfatto affascina ma come gli altri sensi va allenato. Odorare distrattamente non stimola la vostra memoria a catalogare gli odori e a tirar fuori i ricordi sempre più potenti. Questo significa che è necessario porre attenzione per poter costruire il proprio “flusso olfattivo”, così di solito lo chiamo, perché è una lunghissima linea invisibile che scorre dal naso e circola dentro di noi su cui gli odori orbitano e non vanno più via, in attesa di essere risvegliati.
Odorare, annusare, respirare e basta! verbi che denotano il movimento della vita, che attendono di essere usati per traghettare un aroma giù nel nostro flusso olfattivo.
Un buon esercizio per allenare questo senso, è quello di porre attenzione, ossia di essere vigili quando ci si muove nel mondo, andare alla ricerca di odori nuovi altrimenti scontati che la memoria non avrebbe bisogno di registrare: odore di erba, odore di terra umida, l’odore di brace, di sangue e di carne o di pesce avariato, anche solo a leggerli quasi ne sentiamo l’aroma, e ci proiettiamo in un luogo preciso.
Questo perché l’olfatto è il senso magico che non si piega al tempo.