È il 1931 quando Karen Christentze Dinesen, baronessa von Blixen-Finecke, decide di dire addio alla sua amatissima Africa e tornare in Danimarca.
Nella casa di famiglia dove si rintana a leccarsi le ferite, Karen porta con sé i tramonti fiammeggianti sulla savana, l’odore penetrante della sua piantagione di caffè, i luoghi dell’amore con Denis.
La casa di Rungstedlung è bella ma senza comodità, mancano bagno e acqua calda, ma Karen non vuole stravolgerne il carattere austero, basta far installare grandi stufe per contrastare i venti freddi dell’inverno. Per sé sceglie la stanza sotto il tetto, tutta rivestita di legno e con le finestre che danno sul mare.
Karen, che ama cucinare per ospiti e amici, ritiene la cucina il luogo più importante della casa: deve essere grande e luminosa, bianchi i mobili e le piastrelle, e il legno scuro dei mestoli e le ciotole riportate dall’Africa che risaltano su tutto quel biancore.
Gli amici che verranno a trovarla mangeranno con gusto i soufflé, il rombo pescato nel Sound, i consommé che sono la sua specialità; ogni pranzo almeno tre portate, il tutto accompagnato da ottimi vini.
La scrittrice vuol fare ripristinare l’antico orto che fornirà verdure fresche, gli asparagi e le fragole, che qui sono piccole e quasi bianche.
Lei, purtroppo, non mangia quasi più: la malattia che l’affligge da tempo, una forma di sifilide della colonna dorsale, la costringe a nutrirsi esclusivamente di ostriche e champagne che, per qualche motivo, sono gli unici alimenti che non le provocano spasmi e crisi gastriche dal dolore insopportabile.
Quando ritorna nella casa dov’è nata Karen Blixen ha quarantasei anni, la sifilide e il mal d’Africa a farle compagnia nei freddi e lunghi inverni che verranno.
Bibliografia
Karen Blixen, La mia Africa, Feltrinelli;
Karen Blixen, Il pranzo di Babette, in Capricci del destino, Feltrinelli.