Trasformare il gelato nell’elisir di lunga vita non è cosa da poco.
Si narra che alla fine del ‘900 un gelatiere dai capelli nero corvino giunse sul colle Esquilino e scovò, su Piazza Vittorio, una Porta Alchemica eretta secoli prima.
Il giovane era alla ricerca di erbe per rendere il suo gelato di qualità eccelsa, come l’oro, al fine di riportare allo stato di purezza totale la materia corrotta.
Tra le epigrafi che notò incise sulla pietra di cui era composta la porta, una in particolare saltò all’occhio: “si sedes non is” che significava “se siedi non vai” e che letta al contrario diventava “se non siedi vai”, la frase mosse nel giovane uno spirito laborioso e un fuoco nel cuore. Decise allora di muoversi all’interno del grande giardino, spinto dall’idea che il motore del valore alchemico fosse il movimento, la continua ricerca senza sosta. E aveva ragione. Trovò tra gli alberi della mandragola, dell’ematite, del miele vergine in un piccolo alveare e uno scritto all’interno di un tronco di cui nessuno ha mai scoperto il contenuto oltre lui.
Il ragazzo tornò ai piedi della porta. Sembra riscaldò lentamente la mandragola, l’ematite e il miele in una bacinella di latte appena munto, aggiunse uova da poco deposte e un baccello di pregiata vaniglia. Diede così vita alla crema alchemica di cui molti hanno sentito parlare.
Ancora oggi, racconta la leggenda dopo cento e passa lunghi anni, sul colle Esquilino nell’antico Palazzo del Freddo, il giovane si adopera e difende il suo desiderio di elisir di lunga vita e buon umore creando gelati esoterici non lontano dalla Porta Alchemica.