È tutto buio, scuro, nero. Cioccolato fondente, acqua zucchero e cacao. Per quanto luminoso e gioioso sia un gelato, il lato scuro esiste in lui come in ognuno di noi.
Il lato oscuro è quel pensiero che arriva e non dovrebbe esserci, violento, cattivo, risentito. È l’amaro senza mai addolcire, il nero che si scioglie in bocca e asciuga le papille gustative per la troppa astringenza, la morsa al cuore che segue un pensiero brutto.
Si scava per scovare i motivi sul fondo di quel pensiero, si lasciano solchi per far defluire la bile, quel momento in cui non ci si riconosce più si spera scorra via veloce. Si mordono le labbra, i pensieri si mischiano con il poco gelato che rimane in una coppetta, mentre il cucchiaino vortica incessante e crea una cremina quasi liquida, per dare un senso a quel che resta del gusto e mandarlo giù, come fiele. Senza pensarci più.
E ci si arrovella, il senso di colpa arriva, è una vasca di panna grassa e soffice dove sprofondare per non sentire. E si muore un po’.
Il lato oscuro è Joker, è Voldemort, è Saruman. Il lato oscuro esiste perché possa brillare il resto, è un pozzo a cui attingere combattendo senza affogare, governarlo acquieta lo spirito. Il lato oscuro è necessario. Come un cono di cioccolato fondente e panna appena montata.
“Caledonian Road” di Andrew O’Hagan – traduzione di Marco Drago (Bompiani)
Una storia senza innocenti o vincitori, ma solo persone ferite che riescono a farcela con quello che resta dopo un evento drammatico destinato a essere uno spartiacque nelle loro vite.