“Litost è una parola ceca intraducibile in altre lingue. Designa un sentimento infinito come una fisarmonica aperta, un sentimento che è la sintesi di molti altri: tristezza, compassione, rimorso, nostalgia. La prima sillaba di questa parola, che si pronuncia lunga e accentata, suona come il lamento di un cane abbandonato (…). La litost è uno stato doloroso suscitato dallo spettacolo della nostra miseria, scoperta all’improvviso. Tra i rimedi consueti alla nostra personale miseria c’è l’amore. Perché chi è assolutamente amato non può essere miserabile. Tutti i suoi difetti sono riscattati dallo sguardo magico
dell’amore, in cui anche un goffo modo di nuotare con la testa alta sopra la superficie dell’acqua può diventare seducente. L’assoluto dell’amore è in realtà un desiderio di identificazione assoluta, il desiderio che la donna nuoti lentamente come noi e non abbia nessun passato individuale da poter ricordare con felicità. Ma da quando l’illusione dell’identità assoluta si rompe (la ragazza nuota rapidamente, ossia ricorda con felicità il proprio passato), l’amore diviene una fonte permanente di quel grande tormento che chiamiamo amore. (…) La litost è un tratto dell’età dell’inesperienza. È uno egli ornamenti della giovinezza” .
Bibliografia:
Milan Kundera, Il valzer degli addii, Adelphi;
Milan Kundera, L’insostenibile leggerezza dell’essere, Adelphi.