“In queste mie note, scritte per mitigare la noia di una vacanza a casa, ho voluto fermare quel che i miei occhi hanno veduto e che il mio cuore ha sentito, pensando che nessuno le avrebbe lette. Le ho tenute nascoste sin qui, anche perché vi sono accenni infelicemente scortesi e irriguardosi per qualcuno. Purtroppo, contro la mia volontà, sono state divulgate. La carta su cui sono state scritte l’aveva portata all’Imperatrice il principe Korechika. Sua Maestà aveva detto: «Cosa vi scriveremo? L’Imperatore vi stava copiando le Cronache di storia.» Io allora esclamai: «Andrebbe bene per un guanciale!» Sua Maestà aveva approvato, donandomi quei fogli. Erano numerosissimi, e io, per riempirli tutti, ho finito con lo scrivere moltissime cose bizzarre, che possono persino sembrare insulse. Comunque, se avessi scritto in queste note qualcosa di straordinario o tale d’attirare le lodi, e se vi avessi aggiunto anche poesie sugli alberi, sulle erbe, sugli uccelli, sugli insetti, si sarebbe a ragione potuto dire: «È inferiore a quel che pensassi, ha messo troppo a nudo il suo cuore». Queste note le ho scritte soltanto per me, per trovare conforto nell’annotare i miei sentimenti, e non ho mai pensato che avrebbero potuto allinearsi alle grandi opere e attirare l’attenzione del pubblico, per cui mi stupisco quando sento dire: «È un capolavoro!». I miei ammiratori devono appartenere, ne sono certa, a quel genere di persone che lodano ciò che gli altri disprezzano e disprezzano ciò che gli altri ammirano. Ma quel che più mi angustia, in definitiva, è proprio il fatto che queste mie note siano state scoperte”.
Bibliografia:
Sei Shōnagon, Le note del guanciale, Longanesi.