“Le voci non si fermano” di Olivia Fitzsimmons (Atlantide)

Nuala e Samantha Malin, madre e figlia, sono estranee non nel solito modo in cui lo sono solitamente le madri e le figlie

Nuala e Samantha Malin, madre e figlia, estranee non nel solito modo in cui lo sono solitamente le madri e le figlie. Nuala e Samantha, chiamata Sam, si sono perse perché nel 1982 Nuala, ribelle, bellissima e con una specie di anelito verso la libertà, ha lasciato i figli, Sam appunto di 5 anni, e John Patrick di un anno e mezzo, e il marito a Belfast, ed è partita per una destinazione ignota. Di lei si sono avute poche notizie da cartoline inviate alla sorella, e si sono interrotte durante un periodo di servizio in una ONG in Africa. Potrebbe essere stata assalita e uccisa, o forse no. Quello che è certo è che la sua assenza ha pesato terribilmente sulle vite dei tre naufraghi, rimasti a cercare di vivere, nonostante il desiderio di sapere cosa le sia successo, e l’amore buttato via. Samantha anni dopo, nel 1994, è identica alla madre, la sua bellezza un marchio difficile da portare, che le suore della scuola cattolica che frequenta tentano di mortificare. Samantha non si accontenta del futuro in una fattoria, vuole di più, persa dietro le file di parole di Kurt Cobain, e le droghe che servono a dimenticare un mondo arido e soffocante. Nel libro Nuala racconta sé stessa, il suo desiderio brutale, irresistibile per un adolescente, una finestra sul mondo che le rende impossibile accettare l’asfissia di un matrimonio che ha scelto per dispetto e bisogno di certezza. Dev’esserci qualcosa di più oltre al destino irrinunciabile di moglie e madre, ed è per questo che Nuala fugge, per non odiare chi la trattiene, il piccolo con i suoi bisogni continui, il marito gentile ma taciturno, abbagliato dallo splendore della moglie. Nessuno sa perché Nuala abbia lasciato la famiglia, lei è fuggita prima che diventasse troppo imprudente nel gestire la relazione. Solo il ragazzo al quale ha spezzato il cuore sa.

Quando Sam conosce Naoise, in una discoteca di Dublino, nel mondo libero dai troubles, dove le ragazze non devono mostrare il contenuto della borsa, se ne innamora in modo assoluto, con la follia dei 17 anni, e non importa che lui sia infedele, violento, bugiardo e troppo inquieto per cercare un lavoro, preferendo vivere in case condivise e barcamenarsi tra lavoretti occasionali e il sussidio di disoccupazione. Naoise ha 28 anni e nessun futuro che non sia la sua sfacciata vitalità a tratti crudele, e nel suo legame con Samantha vede una possibilità di rivincita. Nuala è il filo che li lega, tutti e tre, ed è la chiave per aprire le serrature bloccate delle loro vite in pausa. La storia di Nuala è una storia che non cerca redenzione per il suo non essere adatta al rassicurante ruolo materno, è una riflessione, a tratti dura, su quanto sia difficile invece essere semplicemente una donna in un mondo misogino, come accade quando sputa in faccia a una donna antiabortista che le sbarra il passo in una clinica per il controllo delle nascite.

Samantha passa da una serie di incidenti a verifiche scolastiche fallite che mettono in pericolo la sua possibilità di chiedere una borsa di studio universitaria, insieme a relazioni poco importanti, per finire a cercare Naoise ogni volta che lui la cerca mandando in frantumi le sue sicurezze. Il suo è un tempo sospeso prima di diventare adulta, e consapevole che non esiste nessun dono che non nasconda in sé un inganno, una rinuncia, un venire a patti con la follia.

La vita, narrata in parallelo, di madre e figlia è una storia potente e intima su cosa significhi essere donne in un mondo studiato ancora e sempre per gli uomini, dove ai bambini viene insegnata la violenza e alle bambine a sopportarla. E poi c’è la nostra capacità di dire di no, di sfuggire alla gabbia in cui ci vogliono rinchiudere. Ognuna a suo modo e, al resto del mondo, forse incomprensibile.

 

Becca abbraccia Sam con una forza che sa di vita o di morte. Non preoccuparti. Ignoralo e basta.

Naoise.

Continuano a camminare. Sam sente il suo sguardo sulla schiena. Entrano in biblioteca, si siedono di fianco alle grandi vetrate, sfogliano riviste di moda finché non è ora di tornare alla stazione e riprendere il bus verso casa. Quando escono lui non c’è più. Camminano per mano, facendosi promesse che Sam sa che non manterrà.

Naoise.

Sam è ancora diafana, tormenta le piccole conchiglie sbiadite che le si sono ammassate sotto i polsi, in attesa di raccogliere tutti i quadratini di carta colorata che il suo cuore ha da offrire, staccarsi la pelle e ricominciare. Il ritratto di qualcosa di nuovo e scintillante senza passato né speranza, senza niente in cui dissolversi né da cui emergere, incorniciato dalla sua solitudine.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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