È vero che i libri sono un bene? E che più ce ne stanno, meglio è? Lo dicono in tanti, sui social è tutto un fiorire di dichiarazioni di lettori che segnalano quanti ne hanno letti e quanto sono stati benefici. C’è addirittura una fiera editoriale che si chiama “Più libri, più liberi”.
Io non ci ho mai creduto.
Per cominciare potrei dire che – secondo me – i libri scritti in buonafede sono un bene, mentre quelli scritti in malafede, no. Ma poi è davvero così?
Una risposta a questa domanda mi è arrivata qualche giorno fa, mentre preparavo una delle serate Genius della serie “Il gusto per le storie”, uno di quegli eventi un po’ buffi e un po’ seri, a base di narrazioni e menù a tema, che ci possiamo permettere perché la scuola è all’interno di una gelateria e nessuna commissione ministeriale controlla i nostri programmi più spericolati. Insomma, letteratura e sapori, odori, profumi, alimenti, perfino fiori commestibili e scene di libri o di film.
Quindi stavo gustando un fior di latte all’acquavite medicata, con resina d’abete, mentre sfogliavo un volume famoso, il Malleus Maleficarum, tradotto anche come Il martello delle streghe. Se non l’avete mai letto, continuate pure così. A meno di non dover fare una tesi in storia delle religioni o discipline simili.
È un testo di tale ributtante misoginia, solo per dirne una, che è davvero un libro da buttare, come tanti altri.
Ma la cosa impressionante è che si tratta di un libro che vuole essere serio e in buonafede, scritto nel 1487 da due che si consideravano dei giudici importanti, dei giuristi, tali Heinrich Kramer e Jacob Sprenger, due domenicani puntigliosi e noiosi (spesso la violenza è noiosa, lo diceva già Alberto Moravia).
E si tratta di un meticoloso trattato su come si debba agire, quali garanzie debbano essere date agli imputati, fino a che punto sia lecito incrudelire su di loro, se per esempio si possa usare la prova del “ferro rovente” per le confessioni. Si usa il duello come prova di Dio, scrivono loro, perché non usare il ferro rovente? Ma nel duello c’è una parità di condizioni, argomentano, e allora è giusto usare il ferro rovente che viene messo nelle mani del torturatore senza difesa del torturato? Ecc. ecc.
E mentre leggevo ho trovato una storiella incredibile. Eccola:
Nella città di Ratisbona, un giovane aveva un legame con una fanciulla. Quando volle lasciarla perse il membro virile, come per effetto di un sortilegio. E quello che gli appariva e che lui toccava era solo un corpo piatto. Preoccupato per questo fatto, andò a bere vino in una taverna, si sedette un momento e si mise a parlare con una donna che era arrivata lì, svelandole nei particolari la causa della sua tristezza, fino a mostrarle il corpo come prova.
Quella, che era furba, domandò se sospettasse di una donna, lui disse di sì e fece il nome della donna, raccontando l’accaduto. Allora lei disse: «Se per indurla a restituirti la tua integrità non ti bastano le maniere gentili, bisognerà che usi qualche violenza».
E allora il giovane al crepuscolo si appostò sulla strada da cui abitualmente passava la strega e quando la vide si mise a pregarla di rendergli l’integrità fisica. Lei si dichiarò innocente, affermò di non saperne niente. Allora gettandosi su di lei, le passò un panno intorno al collo e premendo con forza le stringeva dicendo: «Se non mi rendi l’integrità, morirai per mano mia». Lei non poteva più gridare, cominciò a diventare tumefatta e nera in volto. «Liberami» diceva «e ti guarirò».
Il giovane sciolse il nodo, allentò la morsa e la strega lo tocco tra le cosce con la mano dicendo: «Adesso hai quello che desideri».
Come raccontò in seguito, il giovane prima ancora di assicurarsene con la vista e con il tatto aveva avvertito distintamente che il membro gli era stato restituito soltanto dopo essere stato toccato dalla strega.
Insomma, questa inverosimile storiella, di genere più erotico e pecoreccio che fantasy, tratta probabilmente da un qualunque novelliere fantastico medioevale, diventa per i due domenicani la cronaca di un evento reale, anche se – con il loro solito modo da presunti sapienti – argomentano più avanti che le streghe non staccano e riattaccano davvero il membro dell’uomo, lo nascondono solamente ai sensi. Ah, questo sì che è credibile!
E sulla base di questa corbelleria e di altre centinaia di simili stupidaggini, sempre contornate da esempi classici, massime filosofiche e letterarie illustri, fondano il loro pervertito, folle (e naturalmente in buonafede), diritto processuale.
Altro che più libri abbiamo, più siamo liberi.
Certi libri non avrebbero mai dovuto essere stati scritti e li dovremmo guardare come guardiamo le tragedie della storia, le armi nucleari sganciate, i danni che hanno prodotto e i roghi che tanti hanno alimentato e ancora alimentano a parole, una fesseria dietro l’altra.