La luce dell’alba l’aveva sorpreso ancora seduto allo scrittoio ingombro di fogli vergati da una scrittura minuta. Carlo Lorenzini era rimasto sveglio tutta la notte a scrivere una puntata del nuovo racconto per Il giornale dei bambini. Ferdinando Martini, direttore della rivista e suo buon amico, si era accorto che qualcosa non andava.
“Ti vedo preoccupato – gli aveva detto – cos’hai?”
Carlo, dopo un’iniziale ritrosia, aveva finito col confessare che aveva contratto un forte debito di gioco, impossibile da pagare in tempi brevi.
“Scrivi una ‘bambinata’ per il giornale” gli aveva detto Martini, a cui era piaciuto tanto Giannettino, un libro per ragazzi che aveva riscosso un certo successo.
Lorenzini non ci aveva pensato più di tanto, i suoi creditori lo assillavano e non volevano sentire scuse.
Tempo prima, Lorenzini aveva tradotto le fiabe di Perrault e Madame d’Aulnoy per conto dell’editore Paggi: per mesi era stato immerso in un mondo di principesse addormentate, gatti con gli stivali, bambine incappucciate che giravano per i boschi, ma adesso non aveva nessuna voglia di scrivere qualcosa di simile.
Alla fine, gli era venuta un’idea: avrebbe narrato le avventure di un burattino di legno bugiardo e irrequieto che, dopo varie peripezie, avrebbe fatto una brutta fine.
Aveva buttato giù un primo capitolo e l’aveva inviato a Martini, accompagnato da due righe: “Fanne quello che ti pare, ma, se la stampi, pagamela bene, per farmi venire voglia di seguitarla”.
Martini l’aveva pubblicato, e il pubblico si stava affezionando ogni giorno di più al suo Pinocchio, bugiardo cronico e curioso di tutto, incosciente ma dal cuore buono.
“Caro Pinocchio, mi sa tanto che non ti faccio più morire” pensò Carlo, mentre spegneva la candela che era rimasta accesa per tutta la notte.
Bibliografia:
Carlo Collodi, Pipì, lo scimmiottino color di rosa, Il Battello a vapore;
Carlo Collodi, Giannettino. Libro per i ragazzi, Paggi.