1- Il Palazzo del Freddo è stato costruito da Giovanni Fassi nel 1927. Comprò la vecchia stalla su via Principe Eugenio 65/67 e costruì i restanti tre piani più terrazza. Il Palazzo ha sull’apice della facciata, visibili dalla strada, due statue che si oppongo al sole, entrambe con un braccio davanti agli occhi. Queste furono volute da Giovanni perché la scelta della via fu presa per un motivo specifico: non vi batteva il sole. Giovanni sosteneva che il sole a picco davanti al negozio, avrebbe disturbato le persone in fila e le avrebbe fatte desistere. Scelse quella via e quel lato della strada perché il sole lì batte solo la mattina presto, era certo avrebbe creato file lunghe fino a Piazza Vittorio di gente desiderosa di assaporare il suo gelato. Le due statue sono ancora lì a ricordarlo. Se passate per Via Principe Eugenio, alzate lo sguardo al cielo!
2- Il Palazzo del Freddo è la gelateria più grande d’Italia e con buone probabilità, del mondo. Il volere di Giovanni Fassi, da artigiano povero quale era prima del successo, era la rivalsa. Per questa ragione volle uno stabile intero per il suo progetto. Costruì così il Palazzo del Freddo prevedendo che nessuno, prima degli anni 2000, avrebbe aperto un’attività di tale portata. Sbagliò di qualche anno perché, oggi, ancora nessuno si è cimentato in un’avventura simile. Inoltre, la grande sala all’interno della gelateria, la fece progettare di pari grandezza del salone adibito a ricevimenti che si trova al terzo piano del Palazzo, oggi abitazione privata dopo anni di banchetti ricchi di gelato. Alle porte di quel salone, Giovanni fece costruire un lucernario e fece scrivere in latino “Per aspera ad astra” come ricordo di tutte le difficoltà che affrontò prima di poter guardare le stelle dal suo palazzo.
3- Durante la seconda Guerra mondiale, il Palazzo del Freddo venne requisito dalla Croce Rossa Americana per trasformare la gelateria in un centro di smistamento di materie prime. Quando l’azienda fu riconvertita, venne proposto a Giovanni Fassi di fondare l’Algida, l’azienda oggi leader per la produzione di gelato industriale. Giovanni Fassi non accettò definendosi un artigiano non in grado di piegarsi ai voleri dell’industria. Pochi giorni prima di questa scelta, un carro armato esplose su via Principe Eugenio. Una grossa scheggia colpì Giovanni in mezzo alle scapole. Sopravvisse grazie a un ciondolo d’oro contenente la foto dei suoi genitori, altrimenti sarebbe morto. Teneva il ciondolo dietro la schiena perché era solito dire:
“A guardar davanti ci penso da solo, le spalle me le guardano i genitori da lassù.”
L’orologio e la scheggia sono ancora custoditi in un piccolo ufficio archivio.