“Queste montagne bruciano” di David Joy (Jimenez)

Ognuno ha una vita che pesa, il fardello di essere sé stessi in certi casi è troppo difficile da portare

Il mondo impegnato in una lotta segreta del North Carolina è l’ambientazione di questo romanzo. I nativi contro i bianchi, l’America indifferente e oscura contro i vecchi valori di gentilezza e buon vicinato che uno dei protagonisti, l’anziano Raymond, guardia forestale in pensione, rivendica come l’unica forma di salvezza.

I tre protagonisti, Ray, Denny, un ragazzo nativo, tossico oltre la redenzione, e Ron Holland, agente federale in cerca di colpevoli corrotti e responsabili del traffico di droga che sta distruggendo i giovani e meno giovani all’interno dello Stato, sono destinati a sfiorarsi. Le loro vite, per trovare soluzioni, non possono fare a meno, anche contro la loro volontà, di confrontarsi. Denny conosce Ricky, il figlio tossicodipendente di Ray, e questa circostanza cambierà il corso delle loro esistenze.

La terra, infine, una terra ferita, secca e riarsa, destinata a esporre le sue infertilità interne attraverso una serie di incendi provocati ad arte o per vendetta, è la quarta protagonista del romanzo, fa da sfondo a vite incompiute e prive di pace, dove la dissoluzione sembra preferibile alla consapevolezza del dolore.

Non scegliamo dove nasciamo, ma scegliamo a chi decidiamo di dare il nostro cuore, scegliamo sicuramente un credo politico o religioso, e anche quando ci lasciamo trasportare dalle scelte altrui, in realtà, abdicando a una scelta personale, stiamo comunque scegliendo. Di questa verità è convinto Denny, che va in crisi d’astinenza ogni 8 giorni, 10 se è fortunato, schiavo di un sistema sanitario che gli ha permesso di accedere a dosi massicce di antidolorifici e lo ha privato di supporto psicologico durante l’infanzia e dopo l’incidente sul lavoro che lo ha iniziato alle droghe. Lo sa Ray, ancora legato agli anni felici vissuti con Doris, la moglie morta che non ha visto lo sfacelo nel quale è incorso il loro unico figlio. Lo sa Ron, che dall’Alabama è sulle tracce di narcotrafficanti e dei complici che imperversano in tre stati, e che ha un matrimonio in crisi, visto che il suo lavoro è diventata una sorta di missione e non gli lascia tempo fisico e mentale per altro.

Ognuno ha una vita che pesa, il fardello di essere sé stessi in certi casi è troppo difficile da portare, e nessuno è mai davvero sicuro se le cose alle quali rinunciano ne valgano la pena.

Le colline e le montagne si illuminano per gli incendi, la distruzione di ogni certezza incombe. Eppure, ovunque, nel mondo abitato dalla natura c’è una sorta di bellezza.

Quando il tempo si accorcia, restano solo i ricordi, i racconti sparsi come semi, le storie che ci tengono uniti in questo mondo.

In quei barlumi che si intravedono attraverso il fioco bagliore della memoria giacciono parti di noi che rimangono, pezzi sepolti troppo profondamente per essere lavati dalle lacrime. E lì, baluginando nell’oscurità per chi si ferma e aspetta, per coloro che fissano abbastanza a lungo da riuscire a vedere, ci sono i frammenti di ciò che eravamo, di ciò che siamo e di ciò che sempre saremo.

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Marilena Votta

Marilena Votta nasce a Napoli e trascorre la sua infanzia e adolescenza in un luogo fatto di sole accecante e ombre altrettanto tenaci. Ha pubblicato le raccolte di racconti Equilibri sospesi, La ragazza di miele e altre storie (Progetto Cultura, 2016) e Diastema (Ensemble, 2020), e la raccolta di poesie Estate (Progetto Cultura, 2019). Il suo racconto “Fratello maggiore fratello minore” è stato pubblicato nell’antologia “Roma-Tuscolana”. Alcuni suoi racconti sono disponibili su varie riviste on line e cartacee. Nell’ottobre 2021 pubblica il suo primo romanzo, Stati di desiderio, con D editore. Del suo rapporto con la scrittura asserisce, convinta, che è il suo posto nel mondo. Scrive recensioni di libri che ama per "Dentro la lampada", la rivista della scuola Genius.

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