Le singolari avventure dei cittadini che vivevano un tempo nella nazione più lontana dalla nostra fortunata Italia. Ventinovesima puntata.
Nel Malpagò tutti portavano le scarpe sportive. Nere, bianche, con le strisce colorate. Variopinte con le luci fluorescenti. Scattanti e anche un po’ fosforescenti. E sceglievano con cura quelle che sfoggiavano stabilizzatori mediali per il controllo della pronazione. A quel punto le indossavano con orgoglio ginnico e poi salivano in macchina per andare a prendere il caffè al bar accanto. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Il fortunato paese del Malpagò aveva partorito figli geniali. Uno era un celebre architetto, uno era un grande poeta. Un altro dipingeva, un altro cantava. Ed erano tutti grandi scrittori famosi per il mondo. Peccato che però trovassero del tutto impossibile fare cose banali tipo tenere la destra, fare la fila, scendere dalla porta giusta dell’autobus o votare politici decenti. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
I principi Astolfo e Astolfa Paraculo D’Orleans decisero di dare una festa danzante. Anche l’ultimo artigiano della capitale gli aveva ceduto la sua bottega. Quando il ballo era al culmine comparve sul tetto Nicky Zompetta. Con un gesto fulmineo versò dall’alto una polverina pruriginosa. E i ballerini non riuscirono a smettere di grattarsi. Così fu un gran darsi spinte, pestarsi i piedi, ficcare dita nell’occhio del vicino. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Quando vedevi il giornalista Matriosko, non sapevi che faccia indossava. Quella severa da grand’uomo. Quella per i media famelica di notizie feroci o a luci rosse. Poi quella arrendevole di fronte ai Principi Paraculo D’Orleans, amici dell’editore. Solo a casa si spogliava completamente e gli restava una faccina minuscola con il naso sempre raffreddato. Lì in mezzo tra verità e bugie c’erano sempre troppe correnti. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
Calafuskus Paraculo D’Orleans era il Principe degli Architetti. Famoso il suo Ponte di vetro scivoloso. Ammirata la sua Vela traforata. Applaudita la sua Scala immobile. A qualcuno sembravano stranezze ma nessuno osava dire niente. Finché non partorì il suo capolavoro. Il palazzo Chi c’è c’è chi non c’è non c’è. Una portentosa costruzione in cemento e cristallo senza porte né finestre. Con un operaio chiuso dentro che guardava fuori. Che meraviglia, il Malpagò, dicevan tutti.
29 to be continued…