La scoperta della letteratura

Anche se nessuno me lo ha chiesto, oggi voglio raccontarvi la mia scoperta della letteratura, dei libri. Vi interessa?

Anche se nessuno me lo ha chiesto, oggi voglio raccontarvi la mia scoperta della letteratura, dei libri. Vi interessa? Ho cominciato a leggere seriamente con ritardo rispetto allo standard, all’età di 18 anni, durante un periodo di forzato riposo, a casa, la casa dei miei, di cui ero padrone assoluto – i miei al lavoro, mia sorella all’università – per diverse ore. Dovevo essere particolarmente giù di corda, e a corto di fumetti, fatto sta che presi a caso un libro rilegato nella librerietta dell’ingresso – la chiamavamo così, una piccola libreria di appoggio – aveva una rilegatura robusta di color verde – e in quel momento, sentii distintamente una voce che mi diceva ehi, amico, attento, ricorda bene questo momento, sai, perché un giorno lo racconterai a qualcuno, il tuo primo libro, già, un momento importante, a chi lo racconterò? adesso non puoi capire, ma credimi, ci sarà un posto che si chiamerà fb, dove riverserà ognuno i suoi pensieri, le sue menate, ok sì, è strano, insomma, ricordati questo cazzo di libro dalla copertina verde per il futuro, fidati… intanto che questo dialogo introspettivo andava avanti io avevo preso in mano e aperto il volumetto, ch’era in realtà una rilegatura posticcia di un Corvo della dall’Oglio universale moderna color giallo antico, giallo Napoli… era Poemetti in prosa di Baudelaire: aprii a caso una pagina circa metà del libro, il capitolo si intitolava La corda, indirizzato A Edoardo Manet, il grande pittore impressionista, ma io lo ignoravo, certo neppure notai la stranezza della traduzione del nome in italiano, quella provinciale italianizzazione, che doveva essere di epoca remota. L’epoca in cui il volumetto costava 200 lire (scritto in lettere maiuscole in fondo alla controcopertina). Non sapevo niente, l’ho detto, non sapevo nulla (non avevo letto altro che i fumetti e i testi scolastici e poco anche di quelli) mi limitai a leggere quel racconto bellissimo, che cominciava leggero, arioso. Delicato, pieno di luce, il pittore che raccontava all’amico di un certo ragazzino povero che aveva allevato e preso con sé e “ripulito” – il racconto era diretto, in prima persona, ma con le virgolette. “Egli posò per me più d’una volta, e lo trasformai ora in piccolo zingaro, ora in un angelo ora in Amore mitologico.”. Fatto è che questo ragazzino angelico già beveva, gli rubava il vino in cantina, e lui lo aveva rimproverato minacciandolo blandamente di rimandarlo a casa dai genitori. “Poi uscii e le mie faccende mi tennero fuori di casa piuttosto a lungo. Quali furono il mio orrore e il mio stupore quando, appena rientrato vidi il mio ometto, il vispo compagno della mia vita, impiccato all’armadio! I suoi piedi toccavano quasi il pavimento, una sedia, che certo aveva spinto via con un calcio gli era accanto, ribaltata, la testa era china convulsivamente su una spalla; il viso, enfiato, gli occhi, spalancati con una fissità spaventosa, mi diedero dapprima l’illusione della vita…”.

Ma il racconto non finiva lì, il resto era straziante. Il cadavere del ragazzino, da tirare giù, alcuni dettagli macabri: il taglio del chiodo, il sangue vivo sulla pelle del collo, la preparazione della salma, la madre in visita che mezza esaltata si porta via il chiodo e la cordicella dell’impiccato e comincia a farne mercato di quelle reliquie macabre con gli inquilini del palazzo… E poi il commissario che fa allusioni equivoche su di lui, sul pittore, che non raccoglie. “Finalmente, finalmente tutto era fatto. Non mi rimaneva più che rimettermi al lavoro, continua il resoconto virgolettato del pittore, – con lena ancor maggior che non si consueto, per scacciare a poco a poco quel piccolo cadavere che mi stava nelle latebre del cervello il cui fantasma coi suoi grandi occhi fissi…”. Ecco come feci ingresso nel magico mondo dei libri, della Letteratura, quando riesce a trasformare l’orrore e la tragedia in poesia. Oggi quel libretto, è tornato alla sua veste originale, e si squaderna tutto se lo apri e provi a sfogliarlo.

E voi, quando avete avuto il vostro battesimo dei libri, della letteratura, ve lo ricordate? Provate a raccontarlo in un breve racconto, che può somigliare a questo, oppure no. Decidete voi. Alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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