Grazie al coraggio di una nuova casa editrice, arriva in Italia la pluripremiata scrittrice irlandese, con un romanzo dove il conflitto personale e familiare è narrato con gli occhi inermi del figlio minore.
Nora, Manus, Cormac e Doharty detto Hart, sono una famiglia di agricoltori, dove i silenzi, la rabbia taciuta e la frequentazione della Chiesa Cattolica sono i capisaldi della tranquilla vita che gli è stata data in sorte.
Tutto precipita quando il capofamiglia, Manus, si lascia tentare da investimenti sbagliati, che, insieme alla recessione irlandese del 2008, travolgono quel poco di soldi messi da parte per l’istruzione dei figli. Cormac riesce comunque a studiare al college, e a rivendicare il suo diritto a essere libero, mentre Hart rimane invischiato nei bisogni familiari e resta accanto ai genitori a mandare avanti la fattoria.
La situazione si aggrava ancora di più quando Manus si ammala di cancro e decide di non avere abbastanza soldi per farsi curare, o comunque non vuole entrare nel sistema sanitario e diventare un paziente oncologico. Da cattolico chiede ai figli di trovare nella Bibbia dei passi che ammettano il suicidio assistito.
Tra rifiuti, amore dolente, silenzi materni, collaborazione fraterna, è Hart quello che rimane accanto al padre negli ultimi momenti, e anche se l’eutanasia è stata fatta in accordo con il malato, le cui condizioni sono diventate molto gravi, è lui quello su cui insiste l’accusa più grave, quando tutti e tre saranno arrestati.
La disapprovazione sociale della super cattolica Irlanda è un peso che nemmeno gli avvocati difensori hanno voglia di affrontare, e così, attraverso un processo che indaga nelle sacche familiari di stordita acquiescenza, nella sordida rivalità familiare tra i due fratelli, sarà Hart, suo malgrado, a dover sopportare il peso maggiore, il suo bisogno di approvazione paterna l’arma usata contro la sua giovane e inconclusa vita. Nemmeno la possibilità di aver avuto una figlia da una donna più grande di lui basterà a scuotergli di dosso il peso che gli hanno scaricato la madre e il fratello, che vogliono continuare a cercare perdono nelle vite sicure che conoscono.
Hart è un antieroe dagli occhi verdi, roso dalla gelosia potente, simile a quella dei fratelli biblici Caino e Abele, ed è lui quello che matura pensieri inconfessabili, anche se non è lui quello violento o prevaricatore.
Questo libro è un viaggio dentro la dissoluzione del senso di sicurezza che dovrebbero fornire i nuclei familiari e mette a nudo le solitudini molteplici di cui ognuno è vittima e al contempo, complice mostruoso. Hart rimane, in ogni modo, quello più autentico, il ragazzo che svela le corruzioni intime degli altri e osserva tutto, sperando, anche dopo la dissoluzione del corpo, di essere il più amato dal padre.
La sera che morì il Capo, io persi mio padre e il paese perse una battaglia che non avrebbe riconosciuto di stare combattendo. Per la classe lavoratrice senza colletto. Per il patriarca rispettabile e fidato. Per il diritto di entrare dal campo al giardino. Vennero nominati dei giurati per valutare i danni. Ma non erano vestiti di nero. Non lo sanno che il nero sta bene su tutto? La verità invece no. Restarono in silenzio e a distanza di sicurezza. Io invece no. Mi piacerebbe scoprire quando una confessione è un’assoluzione e quando è una condanna.