Quando diventi scrittore

Diventando scrittori diventiamo, volenti o nolenti, dei critici esigenti e rigorosi.

Quando diventi scrittore, smetti di leggere i libri, i romanzi, come tutti gli altri cristiani, per il piacere semplice di leggerli, di lasciarsi trasportare dalla storia, dai personaggi... Voglio dire che la tua lettura non è più del tutto incondizionata, ha perso l’ingenuità, l’innocenza; la tua mente non è più libera dalla necessità interiore, insopprimibile, del giudizio, della comparazione magari involontaria e inconsapevole, di quanto stiamo leggendo, con noi stessi, con la nostra scrittura. Lo scrittore è un egocentrico, lo sappiamo, non dimentica mai se stesso, il se stesso autore, il se stesso artista. Diventando scrittori diventiamo, volenti o nolenti, dei critici esigenti e rigorosi. Cominciamo a ragionare nei termini: “Mhmm, io quel personaggio, che è un doppione di quell’altro, l’avrei eliminato, io questa scena l’avrei tagliata prima, quest’altra l’avrei arredata di più, io quella metafora non la userei nemmeno sotto tortura ecc.”.

Lo scrittore, il romanziere che legge un libro di un altro scrittore, di un altro romanziere – soprattutto poi se appartiene alla sua generazione! – sarà quasi sempre severo e puntiglioso. Oppure all’opposto sarà talmente ammirato dalla bravura dello scrittore, dalla bellezza di quelle pagine, che proverà invidia, e magari desidererà assomigliargli, lo eleverà a proprio maestro. Insomma, lo scrittore che legge un romanzo non è mai completamente rilassato, rassegnatevi! E anche se ne va del piacere della lettura, aumenta tuttavia la sua consapevolezza critica, il senso del gusto.

Come esercizio vi propongo di ragionare su questo sconsiglio, e di metterlo in scena in un dialoghetto esplicativo, didascalico, fra due personaggi – un allievo e un maestro, se volete – che potrebbe titolarsi: “La perdita di innocenza del lettore-scrittore”. Oppure raccontate in un breve pezzo la vostra (eventuale) “perdita di innocenza” nella lettura: raccontate quando l’avete percepita e in che modo si è manifestata. Troppo complicato? Beh: raccontate in due cartelle massimo il vostro rapporto con la lettura, come è cambiato nel tempo. Alla prossima.

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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