La scelta dell’ambientazione

Secondo voi, è utile fare i sopralluoghi per scrivere un romanzo come si fa per realizzare un film?

Secondo voi, è utile fare i sopralluoghi per scrivere un romanzo come si fa per realizzare un film? Molto dipende dall’ambientazione che scegliamo. Ma in generale certo che è utile fare i sopralluoghi: la scelta dell’ambientazione è uno degli elementi basilari di una narrazione (oltre alla storia, alla scelta del narratore, al tempo…). Il romanziere si deve muovere, nelle fasi preliminari soprattutto, come un regista e come un reportagista – deve effettuare sopralluoghi dei luoghi dove prevede che si svolgeranno gli eventi della storia. Per esempio supponiamo che la nostra storia si svolgerà a Tor Bella Monaca: faccio questo esempio perché mi è capitato effettivamente di scrivere un romanzo ambientato in quel quartiere, – allora andiamoci, a Tor Bella Monaca, non accontentiamoci del sentito dire, di riferimenti troppo generici, magari reperiti al volo su internet o su una rivista, percorriamo il quartiere in lungo e in largo, con ogni mezzo (autobus, macchina, a piedi, quando piove, quando c’è il sole, di giorno, di notte…), come se dovessimo scriverci un reportage, appuntiamoci scorci, ritratti di persone, visitiamo le parrocchie, i posti di ritrovo, le scuole, scattiamo foto, perdiamoci anche in mezzo alle vie secondarie… In questa fase preliminare alla stesura, spesso vengono fuori, apparentemente a caso, le idee migliori. Quanto più accurata sarà questa fase di documentazione, tanto più la nostra storia apparirà concreta, reale e non generica e indefinita… I dettagli sono importanti per dare un effetto di realtà alla nostra storia, ai nostri personaggi. Per esempio, quando feci i sopralluoghi per quel romanzo che vi dicevo, ambientato per la gran parte a Tor Bella Monaca, mi accorsi che c’era una chiesa strana, in quel quartiere, moderna e molto bella, proprio all’imbocco della zona abitata, e decisi che un capitolo importante del romanzo, si sarebbe svolto proprio in quella chiesa, durante e dopo la funzione domenicale. Eppure, mai mi sarebbe venuta quell’idea se non l’avessi vista coi miei occhi quella costruzione piramidale altissima, simile a un organo, l’effetto sul paesaggio circostante… Esercizio, fate qualche sopralluogo utile al vostro romanzo, anche lasciandovi condurre dal caso, senza badare al tempo che passa, con lo sguardo e l’animo sgombri, come computer appena accesi… Alla prossima!

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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