Anna Cantagallo: “Ho pensato a tre generazioni di donne”

Il romanzo gioca con i personaggi e con il tempo, facendoci fare dei viaggi in avanti e all'indietro attraverso le loro vite e i loro ricordi

La casa editrice Castelvecchi, che fa da tempo un buon lavoro sugli esordienti italiani, ha dato alle stampe in questi giorni il romanzo di Anna Cantagallo, Arazzo Familiare. È la vicenda di tre donne dai nomi quasi simili, Maricò, Marilì e Marigiò, che ne identificano la vicinanza famigliare e non solo, narrata attraverso la storia italiana del Novecento, dagli inizi del secolo fino alla metà degli anni ’80. Cantagallo gioca molto bene con i personaggi e con il tempo, facendoci fare dei viaggi in avanti e all’indietro attraverso le loro vite e i loro ricordi, per rivelare i tratti biografici e i segreti che costellano la loro esistenza, unica ma nella quale proprio per questo paradossalmente possiamo riconoscerci, simile e nello stesso tempo diversa, rispetto a quella di ognuno di noi. Un’epopea che attraverso queste tre protagoniste ci mostra anche i segni sempre più decisi dell’emancipazione femminile nella cultura e nella società del nostro paese.

Ho seguito questo romanzo per qualche tempo e adesso che è stato pubblicato, come faccio spesso, mi tolgo la piccola soddisfazione di scambiare due brevi chiacchiere con l’autrice, che da medico ha curato la collana La scienza in cucina per l’editore Gremese e da anni si dedica alla scrittura teatrale.


Il tuo è un grande affresco tra tante diverse epoche, come nasce?

L’affresco tra le epoche nasce dall’esigenza di contestualizzare i momenti salienti in cui vivono le tre donne per far affiorare quelle conquiste che hanno condotto alla consapevolezza della donna d’oggi. L’obiettivo del romanzo, infatti, era quello di trattare questo argomento.

All’inizio della storia c’è una figura mitologica che tesse la tela, pensi che il destino abbia un ruolo così attivo nella nostra vita, come ritenevano gli antichi?

Ci si domanda spesso se siamo davvero padroni del nostro destino. Nel caso delle vicende narrate in Arazzo, ho immaginato che le storie, le decisioni e gli imprevisti siano già stati scritti nel tempo da un Essere.

Perché hai scelto di raccontare proprio tre donne, Maricò, Marilì e Marigiò?

Una volta definito l’obiettivo (consapevolezza della donna) non potevo che risalire nella genealogia. Pertanto, ho pensato a tre generazioni di donne (nonna, mamma, figlia) a cui ho dato nomi con assonanza simile. Nomi che si ripetono, nomi che non si dimenticano.
Si somigliano nei nomi, però mi sembrano un po’ diverse come carattere, giusto?

Anche se la radice del nome è simile, i caratteri sono diversi come diverse sono le epoche in cui vivono le tre donne.
Il cibo ha molta importanza nella storia, secondo te in questo caso dipende dal fatto che si tratta di una storia al femminile?

Il cibo è uno dei modi di comunicare della donna. La donna accudisce con il cibo e conforta con esso; inoltre, con la ritualità giornaliera permette di rinnovare il calore familiare. Riproporre sapore antici da ricette dimenticate vuol dire ritrovare una parte della nostra storia.
Come ti sei trovata nel gestire le diverse epoche e i diversi passaggi di tempo, non hai avuto paura di confondere il lettore?

In verità no. Avevo ben chiaro l’architettura del romanzo che ho articolato con diversi piani temporali per rendere più intrigante la trama. Più difficile è stato lo studio storico. Ho passato molti giorni presso la Biblioteca centrale di Roma a studiare  numerosi testi sugli avvenimenti storici più importanti, come a sfogliare o visionare le scansioni di giornali d’epoca.
Avevi in mente qualche autore mentre scrivevi questo romanzo? Chi sono i tuoi preferiti?

Avevo in mente Marquez con Cent’anni di solitudine ma anche Cigni selvaggi di Jung Chang. Io sono onnivora: leggo di tutto. Gli ultimi libri letti con piacere sono stati La vasca di Hitler della Dandini e il Lungo addio da Roma, un libro di storia di Federico Perozziello.
Pensi che la tua professione di medico abbia influito sulla tua scrittura, oppure si tratta di due attività che non si mescolano?

La professione medica permette di avere una visione privilegiata sull’umanità. Con il medico ci si denuda nel corpo e nell’animo. Alcuni medici sono stati scrittori famosi.
Il fatto che l’editore abbia deciso di pubblicare questo romanzo durante la pandemia ti ha creato qualche problema?

L’unico limite è l’impossibilità di fare le presentazioni dal vivo. Io farò qualche incontro on line ma non sarà la stessa cosa. Pertanto, per diffondere la buona novella non resta che il sano passa parola di chi il romanzo lo ha apprezzato.
Arazzo familiare non resterà isolato, da quel che so sarà l’inizio di una trilogia, cosa ci aspetta ancora?

L’avventura proseguirà se Arazzo avrà un buon riscontro di vendite; così è la dura legge dell’editoria. Certamente, ho lasciato alcuni punti in sospeso che andrebbero chiariti, come già mi è stato chiesto da chi, “divorandolo” aveva già letto il romanzo.

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Paolo Restuccia

Scrittore e regista. Cura la regia della trasmissione Il Ruggito del Coniglio su Rai Radio2. Ha pubblicato i romanzi La strategia del tango (Gaffi), Io sono Kurt (Fazi), Il colore del tuo sangue (Arkadia) e Il sorriso di chi ha vinto (Arkadia). Ha insegnato nel corso di Scrittura Generale dell’università La Sapienza Università di Roma e insegna Scrittura e Radio all’Università Pontificia Salesiana. È stato co-fondatore e direttore della rivista Omero. Ha tradotto i manuali Story e Dialoghi di Robert McKee e Guida di Snoopy alla vita dello scrittore di C. Barnaby, M. Schulz.

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