Dialoghetto sul romanzo

Che senso ha scrivere un romanzo oggi che tutto è già stato detto e scritto?

Che senso ha scrivere un romanzo oggi che tutto è già stato detto e scritto?

– E chi l’ha detto?

– Boh qualcuno… gira voce.

– E lei dà retta alle voci?

Si intromette un terzo: siamo dentro un supermercato in una coda alla cassa e poi altri si accodano, sempre ordinatamente in fila con un carrello o un capiente cestino rosso:

– Guardi glielo dico io direttamente senza girarci intorno: scrivere un romanzo oggi cioè un’opera di fiction narrativa…

– Lo sappiamo che cosa è un romanzo non venga qui a fare il saccente! Questa è una coda di romanzieri!

– Dicevo che oggi dopo Joyce dopo Proust dopo Beckett… Beckett, soprattutto!

– E ci metta qualche italiano accidenti! Lei non è mica un islandese…

– Beckett è irlandese, e anche Joyce! Non sono islandesi…

– Mamma mia com’è pedante! Era una battuta, solo una cazzo di battuta!

– Ecco il solito sciovinista… se non parla di italiani è perché nella storia del romanzo, caro lei, l’apporto dell’Italia è ininfluente.

– Comunque, signori, mamma mia quanti siamo in questa coda di romanzieri… ebbene colleghi affermo qui solennemente che tutto ormai è stato scritto, e che la forma romanzo ha esaurito la sua funzione… ed ora scusatemi è il mio turno devo pagare!

– Ma lei, scusi, ma nel carrello ha quasi solo alcolici?

– Si faccia gli affari suoi, questo che c’entra?

– No dico, bene eh, gli dài giù fratello! Lei… be’ si sa i romanzieri tutti ubriaconi. Gli serve per scrivere, dicono. Comoda così! Se un povero cristo qualunque si fa un goccio la sera per non pensare al suo lavoro di merda alla sua vita di merda, è un ubriacone del cazzo, pessimo esempio per i figli, se lo fa uno scrittore è figo, lo fa per la scrittura per l’arte ma quale arte… ma andate a lavorare…

– Ma perché lei non è scrittore, scusi, non sta in fila anche lei in questa coda di romanzieri… ha visto il cartello, Solo romanzieri

– Lei è un fesso! Nel cartello c’è scritto Solo Alimentari! Non Solo romanzieri… Quanti ne ha bevuti oggi di grappini caro lei…

– Vabbeh, dateci un taglio! Concludete, la gente aspetta!

– Ma non è proprio Beckett che ha scritto da qualche parte “Non posso continuare continuerò…”, o qualcosa del genere?

– Lo dica bene che cazzo se lo deve dire! In Malone muore, intermedio della trilogia, dopo Molloy, ma già abbondantemente al limite, prima dell’Innominabile, che in sostanza porterà alla rottura definitiva con la narrativa, con la stessa idea di romanzo!

– Ok, e allora, signori, amici, insisto, non si può continuare continuerò di che cosa stiamo parlando?…

– Ohi, mi sentite laggiù, anche lei con quel fustino, incredibile, ancora si gira coi fustini, l’uomo non può smettere di scrivere perché non può smettere di sognare! Ecco questa è la mia convinzione!

– Questa sarebbe la sua convinzione se…

– Se cosa?

– Se qualcuno l’avesse interpellata…

– Ma vada a cagare!

Scrivete anche voi un dialoghetto che parli di letteratura e che si concluda con un insulto. Decidete voi il numero dei partecipanti, dei dialoganti, il contesto… Alla prossima!

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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