Il congedo

Non volevo farmi i fatti suoi ma sa, lei ha un’iPad talmente grande che un occhio mi c’è andato sopra…

Allora, cari amici neo-scrittori, sono contento che questa sofferta decisione – tante volte accarezzata nella mente, sia venuta fuori proprio il Primo dell’anno. Cifra tonda. 1° gennaio del 2021. Utile per i biografi! Sticazzi, dei tuoi biografi, direte voi, e avreste ragione – comunque facilmente mnemonica. Insomma, so che state sulle spine per sapere che cosa devo annunciarvi, di che accidenti vi sto parlando.

Bene. Mi sono tolto da tutti i social, la grande notizia è questa. E ve la do in esclusiva.

Direte, e a noi? Ve ne frega anche a voi, abbiate pazienza, perché riguarda la scrittura, questo evento, e tutto ciò che riguarda la scrittura vi deve riguardare!

Sono ben 10 anni, praticamente dalla sua fondazione, o poco dopo, – non ci penso nemmeno a controllare!, – che io pascolo su questa rinomata piattaforma, e vi faccio sopra il diavolo a quattro, perbacco, chi mi conosce lo sa, e vi verso quintali di inchiostro!, di idee, di immaginazione, di rabbia; quasi una mia palestra letteraria, fb, spesso le cose che ho scritto sono nate lì… Le mie lezioni, i miei pezzi, i miei racconti… I motivi di una decisione del genere, – perché l’ho fatto? Sapete, per anni ho preso per il culo i post solenni di congedo da Facebook, dicendo che erano quasi diventati un genere letterario, ed eccomi a farli anch’io. Beh, una differenza c’è: io lo sto facendo a voi, e solo a voi, esternamente a fb, ho scelto un’altra platea, più ristretta e non interattiva.

Allora, l’ho fatto per… ma per le solite ragioni, per le solite menate che di solito spingono un intellettuale, anzi chiunque, a togliersi dai social, una lite con quello, una polemica con quell’altra – che importa questo?

Ma a chi racconterai più le tue storielle, questo importa, i tuoi dialoghetti, a chi farai le tue battute demenziali, a chi rivolgerai i tuoi consigli di lettura, e tutta quella sfilza di Capolavori cinematografici, chi prenderai per i fondelli? Contro chi indirizzerai i tuoi strali, a chi racconterai le tue idiosincrasie quotidiane!? E soprattutto come farai a fare a meno dei commenti empatici dei tuoi amici più affezionati, delle approvazioni, dei mi piace, dei cuoricini, dei pupazzetti che ridono, che pure hanno un ruolo euforizzante? Beh, a tutte queste domande, proverò forse a rispondervi in futuro. Per ora posso dirvi che sto abbastanza bene, che mi sento moderatamente soddisfatto della mia decisione, mi sento come se mi fossi cavato un dente, un grosso dente con radici profonde! Ma come starò fra una settimana, fra un mese, fra un anno? Per noi tossici di Facebook anche una breve astinenza può essere fatale, lo sappiamo. Staremo a vedere, amici, e se son fiori fioriranno!

“No, questa metafora non c’entra un cazzo, mi scusi eh!”

“Ma lei chi è? Come si permette?”

“Scusi ancora, non volevo farmi i fatti suoi ma sa, lei ha un’iPad talmente grande che un occhio mi c’è andato sopra…”

“Il signore coi baffi ha ragione, anche io non ho potuto fare a meno di leggere qualcosa dal suo iPad gigantesco…”

“Ma quale iPad gigantesco, è normalissimo. Il fatto è che siete due impiccioni, ecco tutto!”

“Tre!, guardi, ci sono anch’io!, si vede anche da qua!”

“Beh, l’argomento ci stuzzicava, sa, andarsene da fb non è mica da tutti! Perbacco, che fegato! Cancellare ogni traccia di 10 anni di lavoro!”

“Di lavoro, beh, lei è molto generoso con il signore, con il nostro Scrittore, che poi sarà vero, potrebbe essere un ciarlatano, uno scrittore sfigato, uno scrittore da social, appunto…”

“Sì, per me è uno sfigato con un grosso iPad!”

Intanto altri viaggiatori del bus erano intervenuti nella disputa, che stava diventando sempre più intrusiva e molesta, sicché il vostro affezionato è sceso alla prima fermata. Che poi era la sua.

Esercizio della settimana: abbandonate tutti Facebook, Twitter, e piattaforme social minori, cancellate pure la vostra pagina Facebook, se ne avete una che parla di voi, dei vostri libri, delle vostre madonne…

“Guardi, se mi posso permettere, questo linguaggio che lei forse ritiene spregiudicato, ironico…”

“Oddio, e lei chi è adesso? ”

“Sono quello di prima, con la mascherina”

“Oddio no, ancora lei!”

“Abbia pazienza se anche io faccio questo percorso per tornare a casa…”

“Beh, almeno si volti dall’altra parte!”

“Ma dove vuole che mi volti, è il suo iPad che è un televisore!”

“Sì, davvero, dove l’ha trovato un cazzo di iPad così grosso!”

“Guardate, il mio iPad è un normalissimo iPad Apple 10 pollici… e voi siete dei ficcanaso!”

E raccontateci in un breve pezzo – un paio di cartelle – come vi sentite dopo, dicevamo, dopo aver abbandonato tutto, esser tornati quasi a uno stadio primitivo, primordiale, privo di account? E mi scuso per tutte queste moleste intrusioni. La prossima volta scriverò da casa. Alla prossima!

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Andrea Carraro

Andrea Carraro, scrittore, nasce a Roma. Se avesse ricevuto un euro ogni volta che sui media hanno usato il termine “il branco” per parlare di uno stupro di gruppo, citando il titolo del suo romanzo più noto, oggi sarebbe ricco. Invece è “solo” uno scrittore tra i più bravi. Romanziere, autore di racconti e di poesie, nasce a Roma nel 1959. Ha pubblicato i romanzi: A denti stretti (Gremese, 1990), Il branco (Theoria, 1994), diventato un film di Marco Risi, L’erba cattiva (Giunti, 1996), La ragione del più forte (Feltrinelli, 1999), Non c’è più tempo (Rizzoli, 2002) (Premio Mondello), Il sorcio (Gaffi, 2007), Come fratelli (Melville, 2013), Sacrificio (Castelvecchi, 2017) e le poesie narrative Questioni private (Marco Saya, 2013). Ha pubblicato anche due raccolte di racconti, confluite nel volume Tutti i racconti (Melville, 2017). I suoi giudizi critici, sensibili ma affilati quando serve, lo rendono un lettore del cui parere fidarsi con tranquillità.

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