Oggi vorrei parlarvi dell’importanza del dettaglio in un romanzo, in un racconto, in un reportage narrativo; e a ben vedere, in qualunque narrazione, e non soltanto in ambito realistico. Il dettaglio potenzia l’effetto di realtà di una scena, facilita l’identificazione del lettore. Ovviamente a condizione che sia un dettaglio significativo e non abbia solo uno scopo esornativo, cioè decorativo. L’attenzione per il dettaglio in letteratura si suole far partire da Flaubert, anche se si danno anche esempi precedenti, per esempio in Defoe, Balzac o Austen, ma mai allo stesso grado di Madame Bovary. In Flaubert abbiamo un alto grado di osservazione visiva, con una ricerca meticolosa del dettaglio, che diverrà poi fondamentale della letteratura e del cinema moderni. La tecnica che usa Flaubert preannuncia lo stile cinematografico, con alternarsi di vedute panoramiche e zoomate.
“Dobbiamo guardare ciò che vogliamo esprimere tanto a lungo e con tanta attenzione – ha scritto Maupassant, discepolo di Flaubert, che era anch’egli un maestro del dettaglio, – da scoprirne un aspetto che non sia mai stato visto né detto da nessuno. In ogni cosa vi è alcunché d’inesplorato, perché siamo abituati a servirci dei nostri occhi solo con il ricordo di quanto è stato pensato prima di noi su quello che stiamo contemplando. La cosa più insignificante contiene un po’ d’ignoto. Troviamolo. Per descrivere un fuoco che divampa e un albero in una pianura, restiamo di fronte a quel fuoco e a quell’albero finché non assomiglino più, per noi, a nessun altro albero e a nessun altro fuoco. È così che si diventa originali”.